Trentacinque anni dopo la diagnosi di Parkinson, Michael J. Fox continua a parlare della sua malattia con la lucidità e l’ironia che lo hanno sempre contraddistinto. In una lunga intervista concessa al The Times, l’attore canadese, oggi 64enne, ha raccontato senza filtri la quotidianità della sua vita, tra accettazione, paura e speranza.
“La morte? Vorrei semplicemente non svegliarmi mai più un giorno. Sarebbe davvero fantastico. Non voglio che sia drammatico. Non voglio inciampare nei mobili e sbattere la testa”, ha detto l’interprete di Ritorno al futuro, con la consueta franchezza che da anni accompagna le sue interviste.
Fox ricevette la diagnosi di morbo di Parkinson nel 1990, a soli 29 anni, nel pieno della sua carriera cinematografica. Da allora, ha trasformato la propria esperienza personale in una missione pubblica, diventando uno dei volti più noti nella sensibilizzazione e nella raccolta fondi per la ricerca scientifica.
“Non c’è una linea temporale, non ci sono fasi da attraversare – non come, per esempio, con il cancro alla prostata. È molto più misterioso ed enigmatico”, ha spiegato. “Non sono molte le persone che hanno il Parkinson da 35 anni.”
Nonostante le difficoltà, la sua vita resta intensa e ricca di impegni: guida la fondazione che porta il suo nome, continua a incontrare altri pazienti, ha registrato un audiolibro e presto apparirà nella stagione finale di Shrinking, la serie drammatica di Apple TV+ in cui Harrison Ford interpreta un terapista affetto da Parkinson in fase avanzata.
Un’agenda piena, quasi una sfida al tempo e alla malattia, che lo porta a riflettere con un sorriso sul senso stesso della vita e della morte. “Anche questa è un’altra cosa, riguardo alla morte. Per ora non ho avuto tempo”, ha concluso.
