«Un anno che ne sembra dieci», così Giorgia racconta al Corriere della Sera i dodici mesi più travolgenti della sua carriera. Un periodo che ha visto l’artista romana passare dalla co-conduzione di Sanremo 2024, al ritorno in gara previsto per il 2025, fino alla sfida più recente: la conduzione di X Factor. Un vortice di emozioni, successi e cambiamenti che hanno lasciato un segno profondo.
“Quel pianto è stato il riassunto di una vita”
Giorgia non nasconde l’intensità del suo ritorno sul palco dell’Ariston.
«Sul palco ho versato le lacrime accumulate in 30 anni. Quella frase del pubblico – “hai vinto tu” – mi ha restituito tanto. Quel pianto è stato il riassunto di una vita».
Un momento catartico, arrivato inaspettatamente, ma profondamente liberatorio: dopo anni di carriera, il calore del pubblico ha riportato al centro l’autenticità e il cuore dell’artista.
La cura per me: un inno gentile che ha conquistato tutti
Nel frattempo, La cura per me è diventata un fenomeno musicale. Un brano nato in punta di piedi, senza grandi pretese radiofoniche, che ha finito per imporsi ovunque.
«Non era pensata per le radio, ma ha funzionato. Un tormentone gentile. Sono come Morandi, ho pure le mani grosse», scherza Giorgia, mescolando umorismo e gratitudine. Oltre 130 milioni di stream e settimane in vetta alle classifiche: una ballata moderna che ha parlato a tutte le generazioni.
La voglia di fermarsi, poi la rinascita
Eppure, fino a poco tempo fa, Giorgia aveva pensato di lasciar perdere tutto.
«Non sapevo da dove ripartire, chi essere», ammette. Il post-Sanremo difficile e le ferite della pandemia avevano spento la sua bussola creativa.
Poi l’occasione di un film con Rocco Papaleo: «Ha riattivato la mia creatività».
E X Factor? Una sfida, sì, ma anche un percorso terapeutico:
«È stata una sfida personale, un modo per smontare le mie rigidità. Ho imparato che rimettersi in gioco può essere nutriente».
“Tutti i cantanti sono psicopatici, nel senso bello”
Giorgia riflette anche sul peso che oggi grava sulle nuove generazioni artistiche, spesso travolte da un’esposizione e una velocità ingestibili:
«Hanno ritmi serrati e vivono tutto sui social, dove oggi ti amano e domani ti massacrano. Non so se a 20 anni sarei riuscita a reggere. Forse non ne sarei uscita viva».
Una riflessione che si intreccia alla sua stessa fragilità:
«Tutti i cantanti sono psicopatici, ma nel senso bello: hanno una sensibilità talmente profonda da mettersi sempre in discussione, anche dopo 30 anni di carriera».
L’unica donna tra i big dello streaming. E la denuncia: “L’età è ancora una colpa”
Nonostante il grande successo, Giorgia resta l’unica donna nella Top 30 degli artisti italiani più ascoltati nel mondo. Una solitudine che fa riflettere.
«Ci sono donne formidabili, ma è come se l’età fosse una colpa. Per gli uomini le rughe sono fascino, per le donne un difetto. Serve proporre modelli nuovi, anche per noi stesse».
Una critica diretta e lucida, che accende i riflettori su una disparità ancora troppo radicata nell’industria musicale e non solo.
La frecciata della Rettore e la risposta elegante
Infine, Giorgia risponde con grazia alle parole pungenti di Donatella Rettore, che l’aveva definita “un’imitazione di Whitney Houston”.
«Essere paragonata a Whitney per me è un onore! Mi ha ferito, certo, ma la capisco. Quando avevo otto anni la vidi a una cena: ricordo questa ragazza bionda con le stelline sugli occhi. Per me era una dea. E, nonostante tutto, lo è ancora».