Edmund White, scrittore americano noto per le sue opere sulla tematica omosessuale, è scomparso all’età di 85 anni. Nato a Cincinnati nel 1940, White ha trascorso la sua giovinezza a Chicago e ha studiato lingua cinese all’Università del Michigan, laureandosi nel 1962. Successivamente, si è trasferito a New York, dove ha iniziato la sua carriera giornalistica collaborando con testate come Newsweek, Saturday Review, Horizon e The New Republic.
Una carriera letteraria dedicata all’esplorazione dell’identità
White ha esordito nella narrativa nel 1973 con “Forgetting Elena”, un romanzo che affronta in modo velato il tema dell’omosessualità. Il suo lavoro più celebre è la trilogia autobiografica composta da “Un giovane americano” (1982), “La bella stanza è vuota” (1988) e “La sinfonia degli addii” (1997). Queste opere offrono uno sguardo intimo sulla vita e le sfide della comunità gay negli Stati Uniti. Nel 1993, White ha ricevuto il National Book Critics Circle Award per la sua biografia di Jean Genet, pubblicata in Italia con il titolo “Ladro di stile”.
Un legame speciale con l’Italia
Nel 1970, White ha trascorso sei mesi a Roma, un periodo che ha influenzato profondamente la sua scrittura. Inoltre, ha vissuto in Francia dal 1983 al 1990, esperienza che ha arricchito ulteriormente la sua prospettiva culturale. Nel 2007, il regista Tiziano Sossi ha realizzato il film-intervista “Edmund White. A conversation in New York”, offrendo uno sguardo approfondito sulla vita e l’opera dello scrittore.
Un’eredità letteraria e culturale
Oltre alla narrativa, White è stato un influente critico letterario e culturale. Ha discusso apertamente della propria sieropositività al virus HIV, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Lambda Literary Award e il PEN/Saul Bellow Award for Achievement in American Fiction. La sua opera continua a essere un punto di riferimento per la letteratura contemporanea e per la comunità LGBTQ+.
