Thom Yorke, frontman dei Radiohead, ha recentemente dichiarato che la band non si esibirà più in Israele finché il governo di Benjamin Netanyahu sarà al potere. Questa posizione segna un cambiamento rispetto al concerto tenuto a Tel Aviv nel 2017, che aveva suscitato polemiche e critiche da parte del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).
Le dichiarazioni di Thom Yorke
In un’intervista al Sunday Times, Yorke ha affermato: “Assolutamente no. Non vorrei trovarmi nemmeno a 5.000 miglia di distanza dal regime di Netanyahu”. Ha inoltre espresso rammarico per l’esibizione del 2017, raccontando di essere rimasto “inorridito” quando un individuo “chiaramente ben collegato” lo ha ringraziato per aver suonato in Israele.
Il dissenso di Jonny Greenwood
Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, ha espresso un’opinione diversa. Sposato con l’artista israeliana Sharona Katan e collaboratore di musicisti israeliani come Dudu Tassa, Greenwood ha dichiarato: “Non ho alcuna lealtà – né rispetto, ovviamente – per il loro governo, ma ne ho entrambi per gli artisti nati lì”. Ha aggiunto: “Trascorro molto tempo lì con la famiglia e non posso semplicemente dire: ‘Non faccio musica con voi stronzi a causa del governo’. Non ha senso per me”.
Le posizioni degli altri membri della band
Anche gli altri membri dei Radiohead hanno condiviso le loro opinioni sulla questione. Il chitarrista Ed O’Brien ha affermato: “Avremmo dovuto suonare anche a Ramallah, in Cisgiordania”. Il batterista Philip Selway ha aggiunto: “Quello che il movimento BDS ci chiede è impossibile. Vogliono che prendiamo le distanze da Jonny, ma questo significherebbe la fine del gruppo”.
