Con The Running Man, Edgar Wright si cimenta in un remake dal peso storico: il film è una nuova versione basata sul romanzo distopico di Stephen King (scritto con lo pseudonimo Richard Bachman) e richiama l’iconica pellicola del 1987 con Arnold Schwarzenegger. L’obiettivo di Wright è chiaro: tornare sul terreno del thriller fantascientifico con una visione moderna che non rinunci alla critica sociale, al tempo stesso offrendo grande spettacolo.
La trama
La storia si svolge in una società distopica, governata da élite che usano la televisione come strumento di manipolazione e controllo. Protagonista è Ben Richards, interpretato da Glen Powell, un uomo disperato che accetta di partecipare a un reality show estremo, il titolo del film: The Running Man. Il suo scopo non è la gloria, ma il denaro necessario per curare sua figlia malata. Durante trenta giorni, Ben dovrà sopravvivere, scappando da “cacciatori” professionisti che lo inseguono per tutta la nazione, mentre il pubblico segue ogni suo passo con crescente ossessione.
Cast e ruolo dei protagonisti
Glen Powell è al centro del progetto nel ruolo di Ben Richards. Al suo fianco troviamo un cast ricco e variegato: Josh Brolin interpreta Dan Killian, il produttore spietato del reality; Colman Domingo è il carismatico presentatore; Lee Pace riveste il ruolo di “Chief Hunter”, mentre Michael Cera, Emilia Jones, Katy O’Brian, Jayme Lawson, Daniel Ezra e William H. Macy completano il cast. A supporto del progetto, Wright ha scritto la sceneggiatura insieme a Michael Bacall.
Produzione e data di uscita
Il film è prodotto da Paramount Pictures, con Wright nel ruolo anche di produttore insieme a Simon Kinberg e Nira Park. Le riprese si sono concluse nei mesi scorsi e il film è uscito nei cinema italiani il 13 novembre 2025, distribuito da Eagle Pictures. La colonna sonora è firmata da Steven Price, mentre la fotografia è affidata a Chung Chung-hoon.
Temi e tono del film
Wright ha dichiarato che la sua versione non è una semplice escalation d’azione esagerata: non si tratta di un “John Wick” o di un “Kill Bill”, ma di una tensione realistica, in cui il protagonista cerca di sopravvivere senza attirare troppo l’attenzione. Il regista vede nel personaggio di Ben Richards la stessa vulnerabilità che rese celebre John McClane in Die Hard: non è un eroe invincibile, ma un uomo sull’orlo, con tutto da perdere.
Rispetto al romanzo di King, l’adattamento introduce una modifica importante: il finale originale, molto cupo e tragico, è stato rivisto per offrire un epilogo meno disperato, con l’accordo dello stesso Stephen King.
Critica e accoglienza
Le prime recensioni sono miste: secondo Gamesurf, il film è spettacolare e solido ma perde in parte la “voce personale” tipica di Wright, risultando più un grande progetto su commissione che una sua creazione intima. Cineforum evidenzia invece come il contesto distopico e autoritario sia ben costruito, anche se il lieto fine proposto dall’adattamento cozza con la durezza del materiale originale.
Valore cinematografico
Con The Running Man, Edgar Wright realizza un film che unisce il brivido dell’azione a una riflessione sulla spettacolarizzazione della sofferenza, sulla televisione come forma estrema di potere mediatico e sulla sopravvivenza come intrattenimento. Non è solo un remake di un cult anni Ottanta, ma un tentativo di aggiornare un classico distopico al presente – o addirittura al futuro prossimo – offrendo allo spettatore un’esperienza che mescola adrenalina e inquietudine sociale.
