Renato Pozzetto, 85 anni e la serenità del dubbio: “Dopo la morte non c’è niente”

L'attore si racconta tra infanzia difficile, carriera e visione della vita.

In un’intervista intensa e sincera concessa a Il Messaggero, Renato Pozzetto si lascia andare a una riflessione privata e universale insieme: che cosa ci attende “dopo”?

L’attore e comico lombardo, oggi 85enne, icona del cinema italiano tra gli anni ’70 e ’90, parla della morte con il pudore disarmante di chi non cerca verità assolute, ma accetta il mistero con un sorriso malinconico:

“Dopo la morte non c’è niente. E mi dispiace: credere mi avrebbe dato forza”.

Un agnosticismo tenero e garbato

Pozzetto ricorda come, da bambino, abbia fatto la Prima Comunione “perché ci credevano i miei”, senza che quella tappa diventasse l’inizio di un percorso di fede personale. Oggi, di fronte al tema dell’Aldilà, esprime una posizione che definisce con semplicità:

“Cosa c’è dopo? Niente”.

Nessuna provocazione, nessuna sfida: semmai la pacata constatazione di chi avrebbe voluto credere, ma non ci è riuscito, e prova un rammarico gentile per quella chance mancata di conforto.

Tra comicità e introspezione

Autore di battute indimenticabili, capace di un umorismo surreale e affettuoso che ha fatto scuola, Pozzetto negli ultimi anni si è mostrato sempre più incline all’introspezione.
La scomparsa della moglie Brunella nel 2009 ha segnato profondamente la sua vita, aprendolo a una vena di malinconia che convive, senza mai sopraffarla, con la leggerezza che lo ha reso celebre.

Film cult come Il ragazzo di campagna, La patata bollente, Mia moglie è una strega hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo, ma oggi l’artista appare interessato soprattutto a raccontare l’uomo dietro il personaggio: lucido, ironico, profondamente umano.

“Alla mia età ci penso. Ma non ho paura”

Parlando del pensiero della morte, Pozzetto ammette con sincerità:

“Certo, ci penso, è normale alla mia età. Ma non mi fa paura. Sono in pace con me stesso”.

Il suo è uno sguardo adulto sulla vita che finisce, privo di cinismo, ma ancorato a quella “verità quotidiana” che ha sempre tentato di trasferire anche nel suo cinema.

Renato Pozzetto saluta la questione dell’Aldilà con un’alzata di spalle poetica, con quella tenerezza strampalata che lo contraddistingue da oltre cinquant’anni. E, ancora una volta, riesce a farci sorridere sul più serio dei temi — lasciandoci, però, un filo dolce di malinconia.

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