Durante la kermesse di Atreju, l’attore Raoul Bova ha condiviso la sua esperienza personale riguardo alla diffusione di alcuni suoi audio privati, sottolineando il senso di umiliazione e solitudine provato in seguito all’evento. L’incontro, intitolato “Non con la mia faccia. Deep fake, web reputation e odio social”, ha visto la partecipazione di Arianna Meloni, sorella della premier e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia.
Raoul Bova: “Mi sono sentito solo”
Sul palco di Atreju, Raoul Bova ha ripercorso la vicenda che lo ha coinvolto la scorsa estate, quando alcuni suoi audio privati sono stati diffusi pubblicamente. L’attore ha espresso il suo dolore per l’accaduto, dichiarando: “Quello che ha pagato sono stato io, ho pagato con l’uccisione pubblica, con una persona che mi ha sbeffeggiato, umiliato, è diventato tutto virale. Tutti sapevano di questa parola famosa, ‘occhi spaccanti’, parola che è andata più in voga di qualsiasi altra cosa, più della guerra, più dei massacri. Questa è stata l’Italia che mi ha massacrato. Io sono stato lasciato solo”.
Il ricatto e la decisione di non cedere
Bova ha raccontato di aver subito tentativi di ricatto in seguito alla diffusione degli audio: “Hanno tentato di chiedermi dei soldi in cambio di queste chat. Sono stati giorni di ricatto, di continue telefonate. Ma io non potevo cedere a questo ricatto. E non l’ho accettato”. L’attore ha sottolineato come la sua scelta di non cedere al ricatto abbia avuto conseguenze pesanti sulla sua vita pubblica e privata.
Arianna Meloni: “La legge c’è, ma bisogna fare di più”
Arianna Meloni, presente all’evento, ha ringraziato Bova per il coraggio di condividere la sua esperienza e ha evidenziato l’importanza di affrontare il problema dei deepfake e dell’odio online. Ha ricordato l’approvazione della legge 132, che prevede il reato di deepfake punibile da 1 a 5 anni, ma ha sottolineato la necessità di ulteriori interventi: “La legge c’è, bisogna fare molto di più, con l’educazione digitale bisogna cercare di raggiungere un po’ tutti, perché solo quando conosci poi la macchina che puoi riuscire a difenderti”.
