Polonara torna a casa: una festa con la famiglia, Le Iene e chef Barbieri

Achille Polonara è rientrato nella sua abitazione dopo il trapianto di midollo effettuato a Bologna. Il cestista ha condiviso il momento sui social, ricevendo l'affetto dei figli e la visita dello chef Bruno Barbieri.

Sono passati mesi in bilico tra paura e speranza per il giocatore di basket Achille Polonara. La diagnosi di leucemia mieloide acuta, lo scorso giugno, aveva già rappresentato un colpo durissimo: dopo aver superato nel 2023 una neoplasia testicolare, il campione ha scoperto di dover affrontare un altro dei nemici più insidiosi. 

In autunno la situazione si è aggravata : il 25 settembre è stato sottoposto a trapianto di midollo osseo presso il polo ematologico del Policlinico Sant’Orsola‑Malpighi di Bologna, dopo terapie condizionanti e un periodo di cure previste all’estero, a Valencia.  Purtroppo, a un mese dall’intervento, è sopraggiunta una complicazione gravissima : un trombo che ha privato il cervello di ossigeno, mandandolo in coma per dieci giorni. I medici hanno parlato apertamente di una probabilità di sopravvivenza vicina al dieci per cento. 

Eppure, dopo quel tunnel di incertezza, ieri ha varcato un’altra soglia : è tornato tra le mura di casa, accolto da affetto, cornetti e… tortellini.

Il ritorno a casa, la sorpresa, la festa

Il momento è stato catturato dal programma televisivo Le Iene, con l’inviato Nicolò De Devitiis che ha documentato la scena. Il campione è stato accolto dalla moglie Erika Bufano, i figli – loro due, una bambina e un bambino – e una sorpresa speciale. Invece del consueto abbraccio formale, alle spalle della porta di casa erano pronti due sparacoriandoli, il viso emozionato dei bambini e lo chef stellato Bruno Barbieri che, con grande gestualità simbolica, ha preparato il suo piatto preferito : tortellini alla panna. 

La moglie, durante il servizio, ha raccontato la drammaticità del momento in cui «il cervello ha cominciato a essere senza ossigeno, le possibilità erano molto basse». Polonara ha confessato di ricordare ben poco di quei giorni : «È stato come se avessi dormito», ha detto. 

È anche un ritorno alla quotidianità : lui in sedia a rotelle, un sorriso largo, berretto in testa, occhi grandi da ragazzino. Intorno la famiglia, l’abbraccio, l’amore. Il pranzo di bentornato – tortellini, lasagne – è quel gesto semplice che assume il valore di un trionfo. Lo chef Barbieri lo ha definito «un momento che parla di speranza, perché quando succede qualcosa del genere molti si allontanano. É importante far sapere che, pur nella sofferenza, c’è luce». 

Dietro le quinte: il percorso difficilissimo

Il racconto di Polonara è quello di una persona che vive e fa convivere due dimensioni : quella del campione e quella del malato. Dopo il trapianto di midollo, la fase più critica è stata quella del coma. La moglie ha descritto l’atmosfera drammatica : medici che davano poche speranze, un corpo già provato dalle cure, l’incertezza su se e come si sarebbe risvegliato. 

Una volta sveglio, la strada verso la ripresa non è affatto lineare : mobilità ridotta, fisioterapia, debolezza del braccio destro, recupero lento ma costante.

Ed emergono anche dettagli tecnici che rendono la sua storia ancora più complessa : la compatibilità della donatrice – compatibile al 90% – che ha permesso il trapianto, il centro specialistico a Valencia scelto per la fase pre-operatoria, la neoplasia testicolare di cui era già stato operato nel 2023. 

Un messaggio che va oltre lo sport

La vicenda di Polonara acquisisce oggi una dimensione collettiva. Non si tratta solo di un atleta che torna in campo, ma di un uomo che ha sfidato la malattia, e in qualche modo l’ha vinta. La presenza dei media, della famiglia, dello chef, del programma televisivo sottolinea che la lotta non è stata silenziosa ma condivisa.

Polonara stesso l’ha ricordato : «Iscrivetevi all’ADMO, donate come è stato fatto con me, non costa niente, ma potete salvare una vita». Quel “voi” non è retorico, è diretto.

Nel mondo dello sport, dove spesso l’attenzione è rivolta ai canestri, alle vittorie, alle statistiche, questa storia ricorda che dietro ogni forza fisica c’è vulnerabilità, e dietro ogni atleta c’è un essere umano. Che può tremare, ma che può anche risorgere.

È anche un caso-testimonianza per chi affronta malattie gravi : la leucemia, il trapianto, il coma non sono più solo parole astratte. Sono vissuti, ferite, speranze, ricostruzioni. Il fatto che una figura pubblica le abbia attraversate e le racconti può fare la differenza.

Cosa succederà ora

Il futuro per Polonara è ancora da costruire, non solo sul parquet ma nella vita. La riabilitazione sarà fondamentale. Il suo club, Dinamo Sassari, lo aspetta, come ha dichiarato più volte, ma in primo luogo c’è l’uomo, il marito, il padre che cerca di tornare alla normalità.

Questa nuova fase sarà scandita da controlli medici, fisioterapia, adattamento progressivo. Potrà tornare a saltare, a correre, a lottare sotto canestro. Ma quel “ritorno” sarà forse diverso : meno ossessione per la performance, più consapevolezza del dono che è la vita stessa.

E in una domenica come tante, quella in cui ha varcato finalmente la porta di casa, con i coriandoli, con i figli che lo aspettavano, con lo chef che cucinava come per dire “sei tornato”, ha messo un punto fermo a un capitolo drammatico. Non la fine della storia, perché la guarigione non ha un traguardo netto, ma l’inizio di una nuova pagina.

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