Il film “Elisa” di Leonardo Di Costanzo, presentato in concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, trae ispirazione dal saggio “Io volevo ucciderla” dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali. La pellicola racconta la storia di Elisa Zanetti, interpretata da Barbara Ronchi, una donna condannata per l’omicidio della sorella maggiore. In carcere da dieci anni, Elisa sostiene di non ricordare nulla del delitto. Il criminologo Alaoui, interpretato da Roschdy Zem, intraprende con lei un percorso di dialogo per aiutarla a ricostruire i ricordi e comprendere le motivazioni del suo gesto.
Un viaggio nella psiche umana
“Elisa” si distingue per la sua capacità di esplorare la complessità della psiche umana senza emettere giudizi netti. Il regista Di Costanzo crea un ambiente quasi sospeso, un “non luogo” all’interno del carcere, dove i colloqui tra Elisa e Alaoui si trasformano in un viaggio interiore. Questo spazio metaforico permette alla protagonista di affrontare il proprio passato e di assumersi la responsabilità delle sue azioni. La narrazione si concentra sul processo di autoanalisi e sulla ricerca di una possibile redenzione, offrendo allo spettatore una riflessione profonda sulla natura del rimorso e della colpa.
L’interpretazione di Barbara Ronchi
Barbara Ronchi offre una performance intensa e sfaccettata nel ruolo di Elisa. L’attrice si immerge completamente nel personaggio, portando in scena le sue fragilità, le sue contraddizioni e il suo tormento interiore. La sua interpretazione è stata definita “prodigiosa” e rappresenta uno dei punti di forza del film. Ronchi riesce a rendere tangibile il conflitto interno di Elisa, permettendo al pubblico di empatizzare con una figura complessa e tormentata.
Un’opera che invita alla riflessione
“Elisa” non è solo un film sulla colpa e sulla memoria, ma anche una meditazione sulla possibilità di comprensione e redenzione. Di Costanzo, già noto per “Ariaferma”, continua a esplorare tematiche legate al sistema carcerario e alla condizione umana, offrendo una narrazione che sfida lo spettatore a confrontarsi con le proprie percezioni del bene e del male. La pellicola si distingue per la sua capacità di affrontare argomenti scomodi con sensibilità e profondità, rendendola un’opera significativa nel panorama cinematografico contemporaneo.