In un’intervista, apparsa sul numero 47 di Vanity Fair, Caterina Caselli ripercorre la sua traiettoria personale e professionale con una sincerità pacata, mai esibita.
Radici e prime passioni
Caselli rievoca un’infanzia nel Modenese, trascorsa in una casa condivisa con altre famiglie:
«Vivevamo in una casa grande con altri contadini, mio papà lavorava saltuariamente in un salumificio, mia mamma faceva la magliaia ed era così brava e simpatica che aveva raccolto un gruppo di ragazze a cui insegnava il mestiere».
In mezzo a quelle conversazioni, cresce la curiosità della giovane Caterina, che però non imparerà mai il lavoro della madre: «Mai. Non ho mai voluto. Avevo tre opzioni: fare la missionaria in Africa, cantare o fare la hostess».
La scelta cade sulla musica, non senza resistenze familiari: «Malissimo. Per lei non era un lavoro adatto: le donne dovevano stare a casa la sera». Ma quella stessa madre, severa con i complimenti, sarà la matrice della tenacia che l’accompagnerà per tutta la vita.
L’ascesa e la rinuncia al palco
Il trionfo arriva con Nessuno mi può giudicare:
«Dopo Sanremo… arriviamo e vedo un sacco di macchine parcheggiate ai due lati della strada, mai viste tante così. Cambiò tutto all’improvviso».
Poi, la decisione di fermarsi: «Non me la sentivo più di andare in giro dopo che sono diventata mamma. Volevo stare a casa, farmi trasportare».
Un abbandono che non rimpiange: «Il fatto di poter stare dietro al palcoscenico mi piaceva moltissimo… avevo sempre a che fare con la musica, la passione più importante della mia vita».
L’amore, l’assenza, il talento
Il legame con Piero Sugar, il compagno di una vita, torna spesso nei suoi pensieri: «Siamo stati insieme 52 anni. Lui è morto nel 2022».
E sul primo incontro: «Lui faceva questi grandi silenzi… Poi, insomma, ci si innamora, no? Qualche volta succede, per fortuna».
La mancanza è viva: «Moltissimo… Mi fa compagnia la sua assenza».
Caselli racconta anche il rapporto con la timidezza: «Se fossi stata giovane oggi… non avrei mai potuto fare un talent show».
E definisce così il suo modo di riconoscere un artista: «Bisogna trovare la chiave giusta… serve lavorare intorno all’ispirazione e avere il carattere giusto».
Lo sguardo sul presente e sul futuro
Sul tema dell’intelligenza artificiale, la sua posizione è netta: «Continuo a preferire l’intelligenza umana… L’AI è uno strumento, non un sostituto».
Non manca una riflessione sugli errori: «Dare fiducia a persone che si sono rivelate deludenti… Però da loro ho imparato che bisogna perdonare e non dimenticare».
Caselli parla anche della malattia affrontata negli ultimi anni: «Mi sono affidata ai medici… Mi ha insegnato molto, mi ha fatto riflettere sul tempo che manca».
Le relazioni e i piccoli piaceri
Le amicizie, racconta, sono centrali: «Mi riempiono la vita insieme al lavoro», citando tra le altre Maria Morricone, Ludovica Ripa di Meana, Gigliola Cinquetti.
E confida i suoi momenti felici: «Vado al cinema, adoro le commedie come Il diario di Bridget Jones o Quasi amici. Sono fiduciosa, dalla vita ho capito che bisogna abbracciare la speranza».
