Un addio commosso nel duomo di Cormons
Il duomo di Cormons, in provincia di Gorizia, è stato teatro di un addio carico di emozione per Bruno Pizzul, storico telecronista della Nazionale italiana di calcio. La chiesa era gremita di persone venute a rendere omaggio a una figura che ha segnato la storia del calcio italiano. Al centro della navata, il feretro di Pizzul era ornato da fiori rossi, simbolo di affetto e rispetto. A sinistra, i familiari, tra cui la moglie Maria, i tre figli e i nipoti, mentre a destra erano presenti le autorità, tra cui il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Presenti anche dirigenti sportivi, vecchie glorie del calcio e rappresentanti dell’associazione nazionale alpini, di cui Pizzul era membro del gruppo di Medea della sezione di Gorizia.
Il ricordo di una voce storica
Durante la cerimonia, monsignor Vincenzo di Mauro, vescovo emerito di Vigevano, ha esortato i presenti a seguire l’esempio di Pizzul, ricordando le sue qualità umane. Un passaggio dell’omelia ha rievocato la drammatica telecronaca dall’Heysel, sottolineando il coraggio di Pizzul nel trovare parole buone e intelligenti in un momento di tragedia. Fuori dalla chiesa, Marino Bartoletti ha definito Pizzul “un uomo buono, generoso, colto”, mentre l’ex arbitro Fabio Baldas ha ricordato la sua umiltà e la sua capacità di camminare a testa alta, pur rimanendo “uno di noi”.
L’eredità di Bruno Pizzul
Al termine della cerimonia, Fabio Pizzul ha condiviso il suo pensiero sul padre, riflettendo sull’enorme affetto ricevuto in questi giorni. “Da 20 anni non era più la voce della nazionale, era un anziano signore in pensione”, ha detto, sottolineando come lo sport, pur essendo “la cosa più inutile del mondo”, crei relazioni durature e permetta di tirare fuori il meglio di noi. All’uscita del feretro, una schiera di alpini ha intonato “Alpino Bruno Pizzul. Presente!”, seguito da un lungo applauso della folla. La tumulazione si è svolta in forma privata, chiudendo un capitolo importante della storia sportiva italiana.