Achille Costacurta: “Ho fatto uso di mescalina, in carcere gli agenti mi picchiavano. A 17 anni ho tentato suicidio con il metadone”

Il figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari racconta il suo passato tra droghe, carcere minorile e il tentativo di suicidio, e il suo percorso di rinascita a Mondello.

Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Billy Costacurta e di Martina Colombari, ha recentemente condiviso dettagli intimi del suo passato segnato da scelte difficili, tra cui l’uso di droghe, l’esperienza in un carcere minorile e un tentativo di suicidio. Oggi, a vent’anni, racconta il suo percorso di rinascita a Mondello, in Sicilia.

L’adolescenza turbolenta e l’esperienza in carcere

A 15 anni, Achille è stato trovato in possesso di due coltelli nel suo armadietto scolastico, evento che ha portato al suo ingresso in un centro penale minorile a Parma. Durante la detenzione, ha vissuto momenti difficili, tra cui episodi di violenza da parte degli agenti. Ricorda: "Dieci sigarette al giorno erano la tua moneta di scambio. Se saltavi la colazione, te ne toglievano una. Una volta, mentre fumavo, un agente mi chiese di parlare. Gli risposi di aspettare che finissi. Mi spezzò la sigaretta davanti al viso, io reagii sputandogli. Mi portarono in una stanza e mi riempirono di schiaffi. Ero solo un ragazzino".

Il tentativo di suicidio e l’abuso di sostanze

A 17 anni, dopo un anno e sette mesi di detenzione, Achille ha tentato il suicidio ingerendo sette boccette di metadone, equivalenti a 40 grammi di eroina. Racconta: "Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo. Avevo 17 anni, ero rinchiuso in un centro penale minorile a Parma e dopo un anno e sette mesi non ce la facevo più". Successivamente, al compimento dei 18 anni, ha iniziato a fare uso di mescalina, un allucinogeno che alterava la sua percezione della realtà. Descrive: "Quando sei sotto, ti senti Dio. Pensavo di poter salvare il mondo: regalavo le collane d’oro ai senzatetto, portavo a casa i ragazzi che fumavano crack per farli lavare. Ma stavo solo distruggendo me stesso".

La rinascita a Mondello e i progetti futuri

Nel febbraio 2025, Achille si è trasferito a Mondello, in Sicilia, per allontanarsi da Milano, città che gli causava ansia. A Mondello ha trovato un ambiente accogliente che lo ha aiutato nel suo percorso di recupero. Dichiara: "Mi sento rinato. Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori". Guardando al futuro, Achille esprime il desiderio di aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down, affermando: "Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco".

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