Giorgio Mastrota, 61 anni, icona delle televendite, e suo fratello Sergio, 73, ingegnere e professore in pensione, si raccontano in un’intervista doppia al Corrier della Sera in cui emerge tutto il calore e le differenze di una vita percorsa su strade parallele.
Nati e cresciuti a Milano, oggi vivono lontani dalla metropoli: Giorgio a Bormio, scelta di vita per crescere i figli, Sergio alla Rasa, una frazione tranquilla sopra Varese. Entrambi però mantengono un legame con la casa d’infanzia, quella dove Giorgio torna ogni tanto e dove si svolge l’intervista.
Sergio, schivo e poco avvezzo ai riflettori, è l’opposto del fratello famoso: non ha mai comprato nulla dalle sue televendite, non guarda la televisione e si definisce semplicemente “riservato”. Eppure ha fatto qualche apparizione in “Casa Mastrota”, il programma di cucina di Giorgio, soprattutto per il legame speciale con Civita, il paese calabrese del padre, Biagio (anche se tutti lo chiamavano Walter).
Due fratelli molto diversi, ma uniti. Sergio ha insegnato tecnologia per decenni, coinvolgendo gli studenti persino in orti scolastici e laboratori di cucito. Giorgio lo considera un modello di serietà e passione educativa. Nonostante le carriere divergenti — uno tra libri e lavagne, l’altro tra schermi e telespettatori — entrambi condividono valori profondi trasmessi dai genitori: la famiglia, la cultura del lavoro, e l’amore per il cibo (ereditato dalla mamma e reso “piccante” dal papà, che girava col peperoncino in tasca).
Sui figli e nipoti si scherza: quattro figli ciascuno, ma Sergio batte Giorgio con 15 nipoti contro 2. Sul fronte amoroso, invece, è Giorgio a spuntarla per “numero di mogli”, anche se oggi dice di essere approdato all’amore definitivo con Floribeth.
Sergio, oltre ad aver lasciato un segno come insegnante, si è dedicato anche allo sport come allenatore di volley e maestro di tennis. Oggi si diletta a intagliare il legno. Giorgio, con la sua solarità, ha attraversato decenni di televisione mantenendo la capacità di stare in mezzo alla gente, anche se — ammette — a volte la popolarità lo mette in imbarazzo.
In fondo, si completano: uno è l’equilibrio, l’altro l’energia. Uno l’ha messa nei libri, l’altro nelle telecamere. Eppure, si guardano con affetto, con un filo di ironia e una complicità che nemmeno i riflettori possono oscurare.