Ritchie Blackmore: il leggendario chitarrista dei Deep Purple compie 80 anni

Ritchie Blackmore, leggendario chitarrista dei Deep Purple e Rainbow, compie 80 anni. Scopriamo alcuni aspetti meno noti della sua vita.

Oggi Ritchie Blackmore compie 80 anni. Un traguardo importante per un artista che ha attraversato più di sei decenni di musica. Chitarrista, compositore, creatore di stili e, per molti, una vera leggenda vivente. La sua figura si staglia come un faro nel panorama della musica rock, ma anche folk e rinascimentale, in un viaggio artistico che sfida le etichette e le definizioni.

Le origini del mito

Richard Hugh Blackmore nasce a Weston-super-Mare, nel Somerset, il 14 aprile 1945, proprio nei giorni finali della Seconda Guerra Mondiale. Cresce però a Heston, nella zona ovest di Londra. Fin da giovane si appassiona alla chitarra, strumento che diventa presto un’estensione naturale del suo corpo. La sua dedizione è maniacale: Blackmore studia tecnica classica, jazz, rock, influenze orientali e tutto ciò che può nutrire il suo stile personale. Si dice che da adolescente esercitasse otto o dieci ore al giorno, in un isolamento quasi ascetico. Negli anni Sessanta, prima del grande salto, lavora come turnista alla corte del produttore Joe Meek e partecipa a numerosi progetti minori. Ma è nel 1968 che tutto cambia: Ritchie è uno dei fondatori dei Deep Purple, la band che insieme a Led Zeppelin e Black Sabbath definirà i contorni dell’hard rock e del nascente heavy metal.

Deep Purple: l’urlo dell’hard rock

Con i Deep Purple, Blackmore imprime il suo marchio nella storia della musica. Dapprima con una formazione più orientata al rock psichedelico e orchestrale (quella con Rod Evans alla voce), poi con l’arrivo di Ian Gillan e Roger Glover, la band abbraccia una direzione più dura, più diretta, più potente. Il riff di Smoke on the Water è diventato forse il più iconico della storia del rock. È semplice, sì, ma rivoluzionario, ed è stato suonato da milioni di chitarristi in erba in ogni parte del mondo. Tuttavia, limitarsi a quel riff sarebbe ingiusto. Album come In Rock, Fireball, Machine Head e Made in Japan mostrano tutta la grandezza e la complessità del sound blackmoriano: assoli classici e barocchi, improvvisazioni blues, scale modali, e quel tocco neoclassico che diventerà il suo marchio di fabbrica. Il suo rapporto con gli altri membri della band, però, è tutt’altro che semplice. Carattere ombroso, perfezionista fino all’ossessione, Ritchie è un genio che non accetta compromessi. Nel 1975 lascia i Deep Purple per fondare una nuova creatura: i Rainbow.

Rainbow: l’epica del rock

Con i Rainbow Blackmore apre una nuova fase artistica. All’inizio affiancato dalla voce potente e lirica di Ronnie James Dio, crea una musica che mescola potenza, fantasy, melodie medievali e strutture epiche. Album come Rising (1976) e Long Live Rock ‘n’ Roll (1978) sono tuttora considerati pietre miliari del rock. I Rainbow cambiano spesso formazione, ma restano sempre sotto il controllo artistico di Blackmore. Negli anni ’80, il suono si fa più radiofonico, come nei successi Since You Been Gone o Stone Cold, ma la chitarra di Ritchie resta protagonista indiscussa. Nel 1984 ritorna brevemente nei Deep Purple, contribuendo a una fortunata reunion e a nuovi lavori come Perfect Strangers. Ma l’idillio è breve. Dopo l’ennesimo conflitto interno, nel 1993 lascia definitivamente la band.

Blackmore’s Night: la rinascita acustica

La grande svolta arriva nel 1997, quando insieme alla cantante e compagna Candice Night fonda i Blackmore’s Night. Qui il chitarrista abbandona (quasi del tutto) l’elettrico e abbraccia sonorità rinascimentali, medievali, folk. Ispirato dai trovatori e dalle corti europee del XV secolo, si reinventa completamente, con abiti d’epoca e strumenti antichi. Nonostante il cambiamento drastico, Blackmore conquista un nuovo pubblico e dimostra che la sua arte non conosce confini. La delicatezza degli arrangiamenti, le armonie vocali di Candice e le sue chitarre acustiche e mandole offrono una dimensione intimista, lontana anni luce dai palchi infuocati del rock anni ’70.

Curiosità e aneddoti

– Il lanciatore di bottiglie: noto per i suoi comportamenti eccentrici sul palco, Ritchie ha spesso distrutto chitarre o dato fuoco agli amplificatori. Una volta, durante un festival, lanciò un’intera bottiglia di Jack Daniel’s contro un cameraman che lo infastidiva.

– La Fender Stratocaster bianca: il suo strumento più iconico. È stato tra i primi a suonare con una Stratocaster modificata, spesso abbinata al potente suono dei Marshall stack.

– La passione per l’occulto e l’esoterismo: Blackmore ha spesso lasciato intendere un certo interesse per tematiche magiche, medievali e misteriose, che affiorano anche nei testi delle sue canzoni e nelle atmosfere dei suoi album.

– Il silenzio stampa: notoriamente schivo, Blackmore ha rilasciato pochissime interviste negli ultimi decenni, preferendo parlare con la musica piuttosto che con le parole.

– Il ritorno a sorpresa: nel 2016, a sorpresa, ha riportato in vita i Rainbow per una serie limitata di concerti. Nonostante l’età, la sua chitarra è rimasta precisa, potente, ipnotica.

Ottant’anni da protagonista

Oggi, a 80 anni, Ritchie Blackmore è molto più di un ex-chitarrista di band storiche. È un simbolo della libertà artistica, del coraggio di reinventarsi, dell’indipendenza creativa. Un uomo che ha attraversato tre epoche musicali, dal rock psichedelico degli anni ’60, passando per l’hard rock e l’heavy metal, fino al folk rinascimentale, sempre con coerenza e talento. Nonostante la distanza dai riflettori, il suo nome resta inciso nella storia della musica come quello di uno dei più grandi chitarristi di sempre. E in fondo, ogni volta che un ragazzo impara il riff di Smoke on the Water, una scintilla del fuoco blackmoriano continua a vivere.

le ultime news