Oggi, 18 giugno 2025, Raffaella Carrà avrebbe compiuto 82 anni. Raffaella Carrà – al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni – è stata molto più di una cantante, ballerina, conduttrice e attrice. È stata una rivoluzione vivente, un simbolo di libertà per generazioni intere, un modello di indipendenza femminile e una bandiera della cultura pop italiana nel mondo. La sua carriera, lunga oltre 50 anni, ha lasciato un’impronta indelebile. Ma la sua storia personale è altrettanto significativa: dal celebre scandalo dell’ombelico alla riservatezza assoluta sulla sua malattia, fino agli amori importanti vissuti lontano dai clamori mediatici.
L’ombelico più famoso della TV italiana
Nel 1970, durante Canzonissima, Raffaella Carrà sfidò il costume (e la censura) indossando un completo che lasciava scoperto l’ombelico. All’epoca, non era solo un dettaglio di stile: era un affronto alla morale corrente, specialmente per una Rai fortemente condizionata dalle regole non scritte dell’Italia democristiana e cattolica.
Il corpo della donna in TV era, fino a quel momento, ampiamente coperto e sottomesso a un controllo severissimo. Il regista di Canzonissima era Egie Maliss, ma dietro la scelta del look c’era anche la visione di Carrà, che già all’epoca curava con attenzione ogni dettaglio della propria immagine. Lo scandalo fu immediato: l’ombelico fu definito “indecente”, ci furono proteste da parte di ambienti ecclesiastici e politici, e i giornali si divisero tra ammirazione e indignazione.
Ma il pubblico reagì con entusiasmo. Milioni di telespettatori continuarono a seguirla, consacrandola icona. Non solo: quel gesto apparentemente semplice diventò uno spartiacque nel costume italiano. Fu un segnale di emancipazione femminile in un’epoca di grandi fermenti sociali. Raffaella non si scusò mai, non fece proclami: semplicemente andò avanti, con il suo stile diretto, ironico e solare.
Gli amori: Boncompagni e Japino
Raffaella Carrà ha sempre tenuto un basso profilo sulla sua vita sentimentale, senza mai cercare copertine per vicende private. Eppure, due grandi amori hanno segnato profondamente la sua vita.
Il primo fu Gianni Boncompagni, autore e regista televisivo, con cui ebbe una lunga relazione negli anni ’60 e ’70. Boncompagni fu anche un fondamentale compagno professionale: insieme costruirono programmi rivoluzionari per la televisione italiana, contribuendo a modernizzarla profondamente. La loro relazione finì, ma l’amicizia e la stima rimasero intatte. Carrà stessa ha più volte raccontato di aver considerato Gianni una delle persone più importanti della sua vita.
Il secondo amore, e forse il più duraturo, fu con Sergio Japino, coreografo e regista, conosciuto sul set di Fantastico. Iniziata negli anni ’80, la loro storia durò circa vent’anni, trasformandosi poi in una solida e affettuosa collaborazione personale e artistica. Anche dopo la fine della relazione amorosa, i due continuarono a lavorare fianco a fianco e a frequentarsi assiduamente. Alla morte di Carrà, fu proprio Japino a darne il primo annuncio pubblico, definendola “una donna straordinaria”.
Raffaella non si sposò mai e non ebbe figli. In un’intervista rilasciata a Vanity Fair nel 2015, dichiarò: «Mi sono accorta tardi che volevo un figlio, e a quel punto non era più possibile. Ma se mi guardo indietro, non ho rimpianti. Ho amato tanto, ho vissuto molto».
La malattia tenuta segreta
Raffaella Carrà è morta il 5 luglio 2021 a 78 anni, lasciando l’Italia attonita. Nessuno sapeva che fosse malata. La notizia fu data da Sergio Japino, che parlò di una “malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto, ma pieno di energia.”
Non è mai stato rivelato ufficialmente il tipo di tumore o malattia che l’aveva colpita. Un gesto di estrema riservatezza, che rispecchiava perfettamente il suo carattere: nonostante fosse un personaggio pubblico amatissimo, Raffaella ha sempre mantenuto un ferreo controllo sulla propria vita privata, scegliendo di non esporre mai sofferenze personali in pubblico.
Questa scelta ha anche alimentato il rispetto e l’ammirazione nei suoi confronti. In un mondo in cui la sofferenza è spesso spettacolarizzata, Carrà ha scelto il silenzio. Ha lavorato finché ha potuto e si è ritirata con discrezione, senza clamore, proprio come aveva vissuto fuori dal palco.
Un’eredità culturale immensa
Raffaella Carrà è stata amatissima anche all’estero, in particolare in Spagna e in America Latina, dove le sue canzoni come “Hay que venir al sur” sono diventate inni della liberazione sessuale. Ha incarnato valori di libertà, uguaglianza e rispetto, diventando icona della comunità LGBTQ+ ben prima che fosse di moda farlo.
Nel 2021, in occasione della sua scomparsa, le sono stati dedicati omaggi istituzionali e popolari in Italia e nel mondo. A Madrid, la piazza “Plaza de Raffaella Carrà” è la prima intitolata a una donna italiana nella capitale spagnola.
Il suo lascito non si misura solo in successi musicali o televisivi, ma nella capacità di aver mostrato un modo diverso di essere donna in un’Italia che, grazie anche a lei, ha imparato ad accettare più libertà, più autenticità, più gioia.
Conclusione
Raffaella Carrà è stata una pioniera che ha attraversato la storia d’Italia non da spettatrice, ma da protagonista attiva, luminosa e mai banale. Con un solo gesto – un ombelico scoperto – ha mostrato che anche i corpi possono essere politici, e con una carriera costruita con talento e determinazione ha dimostrato che il rispetto si guadagna con il lavoro, non con gli scandali.
Nel panorama della cultura pop italiana, il suo posto resta ineguagliabile. Non se n’è andata davvero: vive nei suoi balletti, nei suoi sorrisi e nella memoria collettiva di un Paese che le deve molto.