A quattro anni dalla scomparsa di Paolo Calissano, attore noto per la soap Vivere e diverse fiction di successo, il fratello Roberto rompe il silenzio e racconta dettagli inediti sugli ultimi anni di vita dell’attore.
Calissano morì il 29 dicembre 2021 per un’intossicazione da un mix di antidepressivi. All’epoca si parlò di un incidente, ma secondo il fratello non si trattò di un errore: «Non fu uno sbaglio, cercava la morte. Non voleva più vivere. Ha scelto quello anziché buttarsi sotto a un treno», ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.
Una vita segnata da successi e ombre
Roberto ha ripercorso il percorso umano e artistico del fratello, dai sogni di calciatore interrotti da un infortunio, agli studi negli Stati Uniti che lo portarono persino all’attenzione del regista Joel Schumacher. Nonostante la popolarità e le opportunità, Paolo combatteva da tempo con la depressione, una condizione che teneva nascosta anche ai familiari: «Non è stata una famiglia facile in cui crescere. Lui ne soffriva, ma non voleva mostrare debolezza».
Il 2005 e la caduta
Il dramma personale dell’attore esplose nel 2005, quando una donna brasiliana morì di overdose nella sua casa di Genova. Calissano venne arrestato con l’accusa di cessione di droga e patteggiò una pena di quattro anni, scontata in comunità di recupero. «Non fu colpa sua, fu una disgrazia», ricorda il fratello. Quell’episodio però segnò la fine della carriera: le porte della televisione si chiusero e attorno a lui rimase un muro di silenzio.
«Non lo cercavano più. Era come una censura morale, un marchio indelebile», racconta Roberto. Solo Maurizio Costanzo, nel 2007, provò ad aiutarlo, offrendogli un ruolo fisso in tv. «Gli voleva bene. Ma Paolo scappava, tormentato dai suoi demoni».
Il presunto tradimento dell’amico
Negli ultimi anni di vita, la depressione e l’isolamento portarono alla nomina di un amministratore di sostegno, Matteo Minna. Oggi è imputato con l’accusa di aver sottratto 500 mila euro all’attore. Per Roberto Calissano, quel legame resta una ferita aperta: «Glielo presentai io, lo consideravo un fratello. Invece ci ha traditi. Vivo con un enorme senso di colpa».
Il processo contro Minna è in corso e punta a fare chiarezza su una vicenda che, a distanza di anni, getta nuove ombre sulla vita e sulla morte dell’attore.
Un addio pieno di domande
Dietro l’immagine del divo televisivo degli anni Duemila si nascondeva la fragilità di un uomo segnato dalla depressione, dal peso del passato e da una progressiva esclusione dal mondo dello spettacolo. Un percorso che, secondo il fratello, rese inevitabile la scelta estrema: «Non ce la faceva più. Cercava solo la fine».