Nel 1991, la villa di Pippo Baudo a Santa Tecla, frazione di Acireale, fu distrutta da un attentato dinamitardo. Recenti rivelazioni hanno gettato nuova luce su questo episodio, collegandolo direttamente al clan mafioso Santapaola.
L’ordine di Nitto Santapaola
Secondo le ultime ricostruzioni emerse, l’attentato sarebbe stato ordinato direttamente da Nitto Santapaola, storico capo del potente clan mafioso catanese che porta il suo nome. A riportarlo è La Repubblica – Palermo, che cita fonti investigative secondo cui l’ordine impartito sarebbe stato chiaro e diretto: “Fate saltare la villa di Pippo Baudo”. Un’intimidazione grave, rivolta a uno dei volti più noti della televisione italiana, che all’epoca si era espresso pubblicamente contro la mafia, attirando su di sé l’attenzione di ambienti criminali.
A eseguire materialmente il piano, sempre secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato Sebastiano Sciuto, conosciuto negli ambienti mafiosi con il soprannome di Nuccio Coscia, temuto boss di Acireale. Sciuto avrebbe messo a disposizione uomini fidati e i mezzi necessari per compiere l’attentato, che fortunatamente non andò a segno. Il coinvolgimento di figure di spicco del crimine organizzato conferma la portata e la gravità dell’azione progettata, un episodio inquietante che si inserisce in un periodo storico particolarmente delicato per la lotta alla criminalità mafiosa.
Il ruolo di Sebastiano Sciuto
Sebastiano Sciuto, noto negli ambienti criminali con il soprannome di Nuccio Coscia, era un affiliato di spicco del clan Santapaola e, secondo le ricostruzioni giudiziarie, avrebbe avuto un ruolo centrale nell’organizzazione dell’attentato contro Pippo Baudo. Figura temuta e rispettata all’interno della criminalità organizzata siciliana, Sciuto era considerato uno degli uomini di fiducia del boss Nitto Santapaola, in grado di mettere in moto l’apparato logistico necessario per portare a termine azioni violente e intimidatorie.
Nel 1993, il suo nome emerse con forza nell’ambito dell’operazione antimafia “Orsa Maggiore”, una delle più imponenti condotte in quegli anni contro Cosa Nostra. In seguito all’arresto, Sciuto fu processato e condannato all’ergastolo per una lunga serie di reati legati alle sue attività criminali, compresi omicidi, traffico di armi e associazione mafiosa.
Negli ultimi anni della sua vita, le sue condizioni di salute si aggravarono drasticamente. Nel 2018, ormai gravemente malato, ottenne dagli organi giudiziari la concessione degli arresti domiciliari per motivi umanitari. Morì poco dopo nella sua abitazione. Tuttavia, il suo decesso non passò inosservato: le autorità competenti, per evitare assembramenti e manifestazioni pubbliche di rispetto o di solidarietà nei confronti di un esponente mafioso, vietarono lo svolgimento di funerali pubblici, autorizzando soltanto una semplice benedizione privata presso il cimitero di Aci Catena. Una decisione simbolica, volta a ribadire la ferma opposizione dello Stato a ogni forma di celebrazione della cultura mafiosa.
Le motivazioni dell’attentato
Le motivazioni precise dell’attentato alla villa di Baudo non sono mai state completamente chiarite. Tuttavia, secondo alcuni rumors, l’episodio si inserisce in un periodo in cui Cosa Nostra intensificava le sue azioni contro figure pubbliche e istituzioni, come dimostrano le stragi di Capaci e via D’Amelio nel 1992.