“La preside”, Luisa Ranieri racconta la forza di Eugenia Carfora: “Ha salvato vite con l’amore per la scuola”

In un’intervista al Corriere della Sera, Luisa Ranieri parla del ruolo di Eugenia Carfora.

Nelle strade di Caivano, dove il silenzio spesso pesa più delle parole, una preside decide di farsi sentire con un megafono. Non per minacciare, ma per richiamare alla vita. È da quel gesto, tanto semplice quanto rivoluzionario, che nasce la serie La preside, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, nei panni della dirigente scolastica Eugenia Carfora.

La storia, prodotta da Angelo Barbagallo e Luca Zingaretti, marito dell’attrice, sarà in onda su Rai 1 a gennaio dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella città. Non è un crime, né un dramma civile in senso stretto: è un racconto di resistenza quotidiana e di speranza. Come ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera, l’attrice ha voluto restituire sullo schermo la forza e la tenacia di una donna capace di cambiare un intero quartiere.

Il gesto e la luce

Ranieri, solitamente simbolo di eleganza mediterranea, ha scelto un look inedito per calarsi nel personaggio.
«L’ho voluto per omaggiare Eugenia. Ma più importante è la sua gestualità, come muove le mani, i polsi in movimento, un’energia quasi infantile», spiega.

“La pazza” che ha cambiato la scuola

Quando Carfora arrivò al liceo Ortese di Caivano, la situazione era disperata: assenze croniche, abbandoni, violenza, spaccio a pochi metri dall’ingresso. Eppure lei scelse di restare.
«Un’eroina del nostro tempo che fa il suo lavoro bene, con amore. All’inizio la chiamavano la pazza. Al liceo Ortese di Caivano c’erano degrado, violenza fisica e psicologica, dispersione scolastica per cui su 700 ragazzi in classe entravano in 20, telecamere a nascondere tossici e drogati».

La definizione di “pazza” è diventata un titolo di merito: Carfora ha restituito dignità a un luogo abbandonato, sfidando indifferenza e paura.

Un racconto di umanità

Il progetto di Miniero non vuole trasformarsi in un racconto di cronaca nera. Ranieri lo chiarisce con decisione:
«Non è un biopic, e la cornice crime non è per niente centrale, abbiamo cercato toni leggeri ma non superficiali, caldi, appassionati».

L’obiettivo è mostrare la vita dietro i numeri della dispersione scolastica: «Quei ragazzi pensano, o meglio pensavano, che per strada si imparano più cose che a scuola. Sono loro il bene primario di Eugenia, questa sua visione è un bel punto di partenza e di arrivo, per chi combatte in un territorio difficile».

La scuola come ultimo baluardo

Nelle parole di Ranieri, emerge un pensiero condiviso anche da Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction: la scuola come luogo di rinascita collettiva.
«Come dice Maria Pia Ammirati di Rai Fiction, la scuola è il primo luogo di ritrovo per amicizie, amori, contrasti, un punto ineludibile della nostra crescita e per la trasformazione del paese, il baluardo di una società evoluta», racconta.

E aggiunge: «Quella scuola era un microcosmo negativo, un centro di piccola criminalità. Diventa palestra di un nuovo modo di vivere e di rappresentare la vita di ragazzi che vanno verso la vita adulta».

L’esperienza di una madre

Nel ruolo della preside, Ranieri porta anche la sua esperienza personale di madre:
«Ho due figlie adolescenti e noto che quello che vivevo io al liceo lo vivono loro alle medie: l’approccio al sesso, le difficoltà relazionali. Noi genitori dovremmo frequentare di più la scuola per capire cosa serve alle nuove generazioni».

Dalla realtà alla fiction

Le riprese non si sono svolte nella vera scuola di Caivano:
«No, in un’altra di periferia, perché quella vera Eugenia Carfora l’ha trasformata. Oggi sembra un college svizzero, c’è pure un tunnel con i limoni della Costiera amalfitana, perché dice che i suoi allievi devono solo vedere il bello».

Prima di girare, Ranieri ha trascorso due giorni accanto alla preside per studiarne l’atteggiamento e la forza tranquilla:
«Ho vissuto due giorni con lei. Se ne fregava che sono un’attrice famosa. Ci siamo parlate poco, mi sono messa in disparte, la sua ombra, volevo cogliere lo spirito che la muove».

E conclude con un’immagine che racchiude il senso del film e della vita di Carfora:
«Sulle testine delle sedie nell’aula dei professori ha scritto: Vieni a scuola, la tua vita cambierà».

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