Edoardo Ferrario: “Quando mi sono laureato in giurisprudenza pensavano fosse uno sketch”

Il percorso di Edoardo Ferrario, dal conseguimento della laurea in giurisprudenza alla carriera di comico affermato, tra web, televisione e teatro.

Può essere un motivatore pronto a renderti milionario in poche settimane (il suo Maicol Pirozzi è ormai un archetipo), un personal trainer fan dello sgarro, un veterinario che fa parlare i barboncini o persino Liam Gallagher, ma con marcato accento romano. Edoardo Ferrario è il comico del momento, presenza fissa nei programmi più seguiti – dal Gialappa’s Show a Lol, passando per In&Out – Niente di serio su Tv8 – e protagonista assoluto nella nuova edizione di Mai dire gol. Esponente di punta della nuova comicità romana, Ferrario – romano della Balduina – sta vivendo un periodo d’oro. In un’intervista al Corriere della Sera, si racconta con sincerità. 

Il suo debutto sul palco risale al 2012, a 24 anni.
«Desideravo moltissimo fare questo lavoro ma non credevo sarei riuscito. Poi, sono salito sul palco di un teatro occupato, a Roma, il Cinema Palazzo. E nel pubblico c’era anche Sabina Guzzanti che mi propose di partecipare al suo programma».

Un esordio sorprendente, subito accanto ai grandi della satira.
«Mi sono ritrovato al fianco di tutti i comici con cui ero cresciuto, a partire da lei. E poi Caterina Guzzanti, Neri Marcorè… E’ stato incredibile. Ma restavo uno studente di Giurisprudenza. E alla fine mi sono anche incredibilmente laureato».

In quegli anni Ferrario diventava popolare con la web serie Esami, ispirata alla sua esperienza universitaria.
«Mi sembrava che nessuno, allora, parlasse di quelli della mia generazione».

Nonostante la crescente notorietà, non ha mai pensato di lasciare l’università.
«Ho un fortissimo senso del dovere e poi fino all’ultimo non credevo di poter fare questo lavoro. Per me era come dire: voglio fare il cantante rock. Però il giorno della laurea ricordo gli studenti pensavano che stessi girando uno sketch».

Molti comici, come lui, hanno un passato da giuristi. Coincidenza?
«Lo studio della norma e del diritto ti fa considerare il rovescio. Forse anche per noia, si è portati a evadere e spiazzare con la comicità».

Il rapporto con i live è centrale per Ferrario, che ha sempre cercato di rappresentare la sua generazione.
«Non mi sentivo rappresentato dai comici allora in tv. Parlavano dei problemi con la suocera o di come non sapevano usare internet. Non erano i miei problemi, quelli dei miei coetanei. Così ne ho parlato io nel mio primo spettacolo, e ho sempre ritenuto di dover far ridere su cose che conosco».

Una scelta vincente.
«Una delle prime volte, in un locale, vennero a vedermi trecento persone. Una folla, ai miei occhi oceanica, che rideva per le mie battute. Tutto questo parlando di Roma nord, di piazza Euclide, dei pariolini…».

Ferrario riflette anche sull’attuale fermento della comicità romana.
«Ci stiamo interrogando in tanti su questo. La mia teoria è che Roma è una città in cui mancano gli spazi per esibirsi ma esplode di contenuti: viverci è difficile, la comicità è necessaria. Dopo alcuni anni in cui non c’era modo di esprimersi, i contenuti hanno avuto la meglio e hanno trovato un nuovo linguaggio, nuovi canali».

Tra i sogni realizzati, lavorare con la Gialappa’s.
«Sono cresciuto vedendo i loro programmi: lavorare con loro più che una soddisfazione è un onore. Prima di incontrarli avevo un timore reverenziale. Anzi, ero proprio terrorizzato: avevano fama di essere molto esigenti e spietati nei loro giudizi. Quando li ho visti ridere, non sono mai stato così felice di aver fatto ridere qualcuno».

Maicol Pirozzi, uno dei suoi personaggi più noti, nasce da uno sguardo acuto sulla realtà social.
«È nato scrollando Instagram: vedevo ovunque uomini che mi dicevano che potevo diventare miliardario in un anno, bastava dar loro dei soldi e mi avrebbero spiegato come. Ho intravisto una disperazione assoluta in questo, la stessa che Maicol nasconde dietro i suoi occhiali da sole».

Divertente anche la parodia dei fratelli Gallagher, creata con Valerio Lundini.
«Sia io che Valerio siamo tra chi è riuscito ad accaparrarsi il biglietto per la reunion. Da allora abbiamo iniziato a scherzare immaginandoli con gli stessi problemi che abbiamo noi quando facciamo le serate e a mandarci dei vocali: li abbiamo trasformati in due romani scazzati…».

Lundini, oltre che collega, è anche amico.
«Sì, ci conosciamo da tempo. Su whatsapp abbiamo un carteggio molto intenso in cui scriviamo le cose che non ci piacciono, in generale».

I modelli professionali non mancano.
«Corrado Guzzanti, Verdone e poi Paolo Villaggio: Fantozzi è una maschera enorme. Una volta lo vidi vicino a casa mia, che prendeva un gelato. Ho pensato tutto il tempo a cosa dirgli fino a che se ne è andato. Solo lì ho preso coraggio: l’ho seguito prima che salisse in macchina e gli ho detto che per me era una fonte d’ispirazione. Ha sorriso».

Tra i prossimi impegni, un ruolo diverso dal solito.
«A breve inizio a girare la seconda stagione di Hanno ucciso l’uomo ragno, Nord, sud, ovest, est: per la prima volta faccio un ruolo non comico, sono il produttore Pier Paolo Peroni. E da ottobre torno in tour con il mio spettacolo, Performante».

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