Charlie Charles e il nuovo album “La bella confusione”: “Schiacciato dalle aspettative, ora mi piaccio io”

Il produttore musicale Charlie Charles si racconta, parlando delle pressioni subite, del suo nuovo album "La Bella Confusione" e della sua visione sull'evoluzione del rap.

Intervistato da Fq Magazine — il produttore torna dopo un lungo silenzio con La bella confusione, un disco che segna una svolta personale e musicale, e che potrebbe anticipare la nuova direzione dell’hip hop italiano, proprio mentre negli Stati Uniti il rap sparisce clamorosamente dalle classifiche Billboard dopo 35 anni di dominio.

Dopo aver trasformato in oro tutto ciò che ha toccato — da Sfera Ebbasta a Ghali, da Mahmood a Ernia — Charlie Charles si era fermato. Aveva bisogno di ritrovare il senso profondo della sua musica, di ricaricare se stesso dopo anni di successo e di pressioni. Oggi, con il nuovo album La bella confusione, torna con un suono destrutturato e visionario, circondato dai suoi amici e compagni di viaggio: Ernia, Madame, Blanco, Mahmood, Massimo Pericolo, Bresh, Sfera Ebbasta, Nayt ed Elisa.

Un progetto che non segue le mode ma che, anzi, prova a indicare una via diversa, più intima e libera, per il futuro del rap italiano.

«Ho ricominciato da zero, come in un film di Fellini»

“Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo?” È la frase tratta da di Federico Fellini che apre il disco. “Direi proprio di sì — racconta Charlie Charles — e penso di averlo dimostrato con questo progetto. A un certo punto ho sentito il bisogno di spogliarmi di tutto, di capire perché stessi ancora facendo musica. Prima era diventato tutto un dovere, una corsa per soddisfare le aspettative, mie e degli altri. Non riuscivo più a sentire l’amore per la musica nella sua forma più autentica. Questo disco è il viaggio per ritrovarlo.”

«Ho sempre voluto piacere a tutti, poi ho imparato a piacermi»

Charlie Charles riflette anche sul bisogno di essere accettato, una dinamica che affonda le radici nell’infanzia. “Forse nasce da lì, da quando cerchi l’approvazione che non hai avuto. Mio padre l’ho visto poco e raramente ha espresso un giudizio positivo sulle mie scelte. Non lo dico con rancore, ma oggi capisco che quel vuoto mi ha spinto a voler piacere a tutti. E invece, con questo disco, ho deciso di dire basta. L’importante è piacersi. Non posso fingere per soddisfare le aspettative degli altri. Sono quello che sono, nel bene e nel male.”

«Essere padre oggi è un atto di coraggio, ma anche di fede nell’umanità»

Il produttore è diventato papà da poco, un’esperienza che gli ha cambiato la prospettiva. “Ogni epoca ha avuto le sue difficoltà. Nonostante tutto, credo che potrò essere un buon padre. Non penso di dover essere perfetto, ma presente. Voglio trasmettere valori umani, empatia, curiosità. Mio figlio sarà ciò che vorrà, ma saprà di avere accanto persone che lo sostengono e lo rispettano come essere umano.”

«Il rap fuori dalle classifiche americane? È solo un nuovo ciclo»

Per la prima volta in 35 anni, il rap è scomparso dalle classifiche statunitensi. Un segnale che secondo Charlie Charles va letto con lucidità. “È naturale. Tutti i generi hanno cicli. L’hip hop ha avuto un impatto enorme, dalla trap americana alla sua eco in Europa e in Italia. Ora c’è una fisiologica stanchezza, e gli artisti stanno esplorando nuove strade. Chi ha sensibilità sa quando è il momento di cambiare prospettiva. È così che si cresce, non inseguendo formule.”

«Sanremo? No, il mio disco è troppo intimo per quel palco»

Quando gli si chiede se lo vedremo al Festival di Sanremo, sorride: “In passato diversi amici mi hanno invitato a partecipare con loro. So che La bella confusione suona in modo che potrebbe funzionare a Sanremo, ma non credo sia il posto giusto. C’è una profondità che rischierebbe di perdersi in quel contesto. È un album che va ascoltato in silenzio, più che applaudito.”

Con La bella confusione, Charlie Charles firma il suo ritorno più personale, non come semplice produttore di hit, ma come artista che ha scelto di riscrivere le proprie regole. Un disco che racconta la vulnerabilità come forza, e la confusione come punto di partenza per una nuova musica, più vera e meno perfetta.

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