Bob Wilson, regista e artista visivo statunitense, è morto all’età di 83 anni. Nato a Waco, Texas, nel 1941, ha rivoluzionato il teatro integrando recitazione, musica, danza, arti visive e architettura in una visione unica.
Una carriera di innovazione teatrale
Wilson ha concepito il teatro come un’opera d’arte totale, curando ogni dettaglio degli spettacoli che firmava. Il suo stile, caratterizzato da immagini potenti, tempi dilatati e movimenti rallentati, ha ridefinito il linguaggio teatrale contemporaneo. Tra le sue opere più celebri si ricordano “Einstein on the Beach” (1976), realizzata con Philip Glass, e “The Life and Times of Joseph Stalin” (1973-74).
Collaborazioni con il Teatro alla Scala
Il rapporto tra Wilson e il Teatro alla Scala è iniziato nel 1979 con il balletto “Edison” su musiche di Michael Riesman. Successivamente, ha curato numerose produzioni, tra cui una memorabile “Salome” nel 1987, con i costumi di Gianni Versace e la direzione di Kent Nagano. Tra il 2011 e il 2015 ha realizzato la trilogia monteverdiana composta da “Il ritorno di Ulisse in patria”, “L’Orfeo” e “L’incoronazione di Poppea”. L’ultima sua apparizione alla Scala risale al 7 aprile 2025, con “The Night Before. Objects, Chairs, Opera”, spettacolo inaugurale del 63° Salone del Mobile.
Un’eredità artistica duratura
Oltre al teatro, Wilson ha lasciato un’impronta significativa nelle arti visive e nella performance art. Nel 1993 ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per la scultura. Ha fondato il Watermill Center a New York, un laboratorio per la performance che promuove l’interdisciplinarità tra le arti. Il Teatro alla Scala lo ha ricordato come “una figura cardine della cultura contemporanea”.