Oggi in Good Morning Kiss Kiss è stato ospite in collegamento lo psicologo Pietro Bussotti per discutere con lui del disturbo che c’è dietro gli accumulatori seriali.
Stamattina stiamo parlando di accumulatori seriali. Quando la situazione degenera, si rischia di diventare veri accumulatori compulsivi. Per capire qual à il limite abbiamo in diretta con noi lo psicologo Pietro Bussotti. Buongiorno Pietro, bentornato!
Ciao Max e Max!
Allora, tu cos’è che accumuli e non riesci a buttare?
Io accumulo i bloc notes, nel senso che li metto da parte e non li uso perché trovo che siano molto belli e ho paura di sciuparli. E scrivo poi tutto in digitale.
Parlando seriamente, accumulatori seriali si diventa o si nasce?
Il disturbo si chiama disposofobia e viene dal greco. Il timore è quello di gestire i nostri oggetti e quindi liberarcene. Devo dire che c’è una combinazione di fattori sia genetici che psicologici e ambientali. Noi vediamo che c’è una componente ereditaria e osservando la letteratura si scopre che persone che avevano genitori con disposofobia finiscono per diventare a loro volta accumulatori seriali. Ci sono elementi di personalità, come la tendenza all’ansia o il perfezionismo o il disturbo ossessivo-compulsivo. Ma una cosa molto importante è che il disturbo è determinato anche da eventi traumatici. Per esempio, la morte di una persona cara può innescare questa predisposizione genetica e portare una persona a trattenere gli oggetti nel tentativo di gestire il dolore e conservare qualcosa della persona perduta. Quindi una combinazione di natura ed esperienza.
Ma quando si trasforma in disturbo ossessivo?
Questa è una buona domanda perché in ambito psicologico molto spesso la soglia è una soglia analogica. È un po’ come per l’ansia o la depressione. Ognuno di noi può sperimentare questi stati emotivi o mettere in atto specifici comportamenti, ma poi l’intensità e la frequenza con la quale li si mette in atto va a determinare se un comportamento diventa patologico. Infatti, prima facevamo degli esempi e dicevamo che tutti abbiamo piccoli tratti di disposofobia. Insomma, siamo particolarmente affezionati ad alcune cose del nostro passato e tendiamo a tenerle da parte e custodirle. Però arriva un momento in cui apri la porta di casa e non riesci ad entrare e ti ritrovi in una situazione di rifiuti e scarsa igiene e di problematiche comportamentali ed emotive.
E una volta capito di essere accumulatore seriale a chi chiedere aiuto? Allo psicologo o alla famiglia?
La risposta giusta è ad entrambi perché il primo passaggio è accettare il problema, riconoscersi come portatori di una difficoltà, a volte anche di natura clinica. Poi questo porta alla ricerca di un professionista, ad adottare una terapia psicoterapeutica. Molto spesso si legge anche che alcuni interventi molto efficaci sono quelli dei gruppi cosiddetti AMA, Auto Mutuo Aiuto, dove puoi condividere con persone che hanno esperienze simili alle tue questa situazione. È importante il coinvolgimento dei familiari, la graduale riduzione degli oggetti e continuare a lavorare su sé stessi per prevenire le ricadute.
Grandi consigli Pietro! Ciao e a presto!
Ciao ciao!