Poliposi nasale: cosa c’è da sapere su questa patologia

Spesso viene scambiata per un’allergia o un raffreddore che non passa, ma la poliposi nasale è tutt’altro: una patologia complessa, legata a un’infiammazione di tipo 2, con diversi sintomi che hanno un elevato impatto sulla qualità di vita di chi ne soffre, tra cui la perdita parziale o totale dell’olfatto. Per fare chiarezza su questa condizione e approfondire le strategie più efficaci per gestirla, il network editoriale PreSa ha invitato ai microfoni di Radio Kiss Kiss il professor Massimiliano Garzaro, associato di Otorinolaringoiatria all’Università del Piemonte Orientale e responsabile della Struttura Semplice di Rinologia dell’Ospedale Maggiore di Novara.

«La poliposi nasale è una malattia infiammatoria cronica che colpisce il naso; fa parte della grande famiglia delle rinosinusiti croniche e, a dire la verità, ha una prevalenza nella popolazione ben più ampia di quanto si possa pensare: arriva a colpire fino al 4% della popolazione nel corso della vita. È caratterizzata dalla presenza di polipi nel naso, che sono escrescenze – la manifestazione di un’infiammazione cronica più esuberante – che, occupando la fossa nasale, provocano diversi sintomi».

Il professor Garzaro spiega che i più comuni sono l’ostruzione respiratoria, quindi la difficoltà a respirare, ma anche il naso che cola continuamente (una sorta di raffreddore persistente), lo sgocciolamento nasale continuo (clinicamente definito “rinorrea”), dolore al viso, difficoltà nel prendere sonno e, non ultima, la perdita totale o parziale dell’olfatto: «I polipi impediscono alle particelle odorose di arrivare a destinazione e quindi inibiscono l’olfatto».

Quanto è importante oggi disporre di nuove opzioni terapeutiche mirate, per agire direttamente sulla cascata infiammatoria, tenere sotto controllo i sintomi e prevenire le recidive?
«Oggi viviamo un periodo particolarmente favorevole per il trattamento della poliposi nasale, perché fino a qualche anno fa la terapia era basata esclusivamente sull’utilizzo del cortisone, sotto forma di spray nasali o assunto per via orale o sistemica. In caso di insuccesso si ricorreva alla chirurgia, ma questa patologia, essendo cronica e infiammatoria, tende a recidivare. Quindi il paziente si ritrovava con gli stessi problemi: ricomparsa dei polipi con conseguente naso chiuso, perdita dell’olfatto, rinorrea.
Negli ultimi anni si è capito molto di più: alla base del problema c’è un’infiammazione cronica, e oggi, grazie a nuove terapie biologiche, possiamo agire direttamente sui meccanismi infiammatori responsabili della poliposi nasale». Terapie che hanno dato importanti risultati in termini di controllo della malattia e dei sintomi.

Considerando la frequente associazione ad altre patologie infiammatorie, quanto è importante una presa in carico multidisciplinare del paziente? E quali benefici concreti può apportare un approccio integrato?
«L’infiammazione cronica alla base della poliposi nasale è la stessa che troviamo anche in altre patologie frequentemente associate, come l’asma, la dermatite atopica o l’esofagite eosinofila. Disporre di una terapia che agisca sull’infiammazione alla radice consente non solo di controllare la poliposi, ma anche di ottenere risultati nella gestione delle patologie correlate – le cosiddette comorbidità.
Per questo motivo è cambiato il nostro approccio: abbiamo creato team multidisciplinari in cui noi otorinolaringoiatri lavoriamo fianco a fianco con pneumologi, allergologi, gastroenterologi e dermatologi.
La gestione integrata dei pazienti ci consente di praticare una medicina di precisione, utilizzando terapie innovative in grado di controllare anche i sintomi extra-nasali o extra-polmonari. Questo si traduce in un beneficio per il paziente, con una migliore aderenza alle cure (compliance) e una qualità di vita superiore. Se non trattate adeguatamente, infatti, queste patologie possono avere un impatto sociale molto elevato».

le ultime news