In un’intervista esclusiva concessa a Open, Annalisa si racconta senza filtri alla vigilia dell’uscita del suo nuovo album, “Ma io sono fuoco”, disponibile da oggi per Warner Music. Due anni dopo l’ultimo progetto discografico, la cantante savonese torna con un lavoro intenso e personale, che riflette la maturità artistica e umana raggiunta negli ultimi anni.
«Le canzoni sono arrivate senza pensare», spiega Annalisa a Open. «Scrivevo in viaggio, appuntando frasi e immagini. Poi in studio ho dato una direzione a tutto. La musica nasce sempre da un bisogno, e solo dopo capisco davvero cosa volevo dire».
Il disco, il nono della sua carriera, attraversa una gamma di emozioni che vanno dalla rabbia di Dipende all’ironia di Maschio, fino alla malinconia di Piazza San Marco, cantata in duetto con Marco Mengoni. «Volevo chiamarlo subito — confessa — ma ho aspettato di avere le idee più chiare. Quando siamo entrati in studio è stato tutto facilissimo».
“Ma io sono fuoco”: il significato del titolo
Il titolo nasce da una folgorazione letteraria. «Mi sono ritrovata in un passo di Jorge Luis Borges, in cui dice che il tempo è un fiume che ti trascina, ma tu sei quel fiume; è una tigre che ti divora, ma tu sei quella tigre; è un fuoco che ti brucia, ma tu sei quel fuoco», racconta Annalisa.
Sulla copertina dell’album, la cantante appare armata “in maniera poetica”, circondata proprio da questi elementi simbolici. «Il fuoco rappresenta la capacità di reagire ai cambiamenti senza perdersi. Il “Ma” del titolo è un modo per dire che possiamo trasformarci senza rinnegare ciò che siamo».
“Il giudizio mi spaventa, ma non so tirare fuori gli artigli”
Nel dialogo con Open, Annalisa affronta anche il tema della vulnerabilità e della pressione esterna. «Ci tenevo a parlare di giudizio. Oggi manca empatia, e basta pochissimo per essere etichettati come sbagliati. Io lo vivo sulla mia pelle, e a volte la mia tigre sono i pensieri che non mi fanno dormire. La notte è l’unico momento in cui riesco a mettere ordine».
Pur riconoscendo la durezza del mondo dello spettacolo, la cantante preferisce reagire con misura: «Faccio fatica a tirare fuori gli artigli, ma provo a farlo a modo mio. Non mi piace mettere gli altri a disagio, preferisco raccontare tutto nelle mie canzoni».
Gaza e la difficoltà di cantare il dolore
Nell’intervista, Annalisa parla anche del suo rapporto con l’attualità e dei limiti della musica nel raccontare certe tragedie. «Su Gaza mi sento in difficoltà», ammette. «Mi piace lanciare provocazioni, ma è difficile scrivere di temi così grandi con leggerezza. Forse un giorno ci proverò, ma non voglio banalizzare».
Il tour e i progetti futuri: “Ogni volta si ricomincia da zero”
Il futuro immediato di Annalisa è il tour nei palasport, al via il 15 novembre da Jesolo e in chiusura a Torino a dicembre. Tredici date, quattro sold out e due ore di musica per uno show che la cantante promette «intenso e ricco di energia».
Sulle collaborazioni femminili, la risposta è schietta: «Dev’essere una bomba, un singolo della Madonna. Altrimenti preferisco aspettare».
E guardando avanti, Annalisa rimane fedele al suo perfezionismo: «È difficile che mi dica “brava”. Dopo il Forum l’ho fatto, quella sera ero felice. Il giorno dopo ho ricominciato a criticarmi. Ma è giusto così: ogni volta si riparte da capo».
“Ma io sono fuoco” è più di un album: è un viaggio interiore, un modo di resistere alla velocità del presente. Come il fuoco del titolo, la musica di Annalisa brucia, trasforma e illumina — senza mai consumarsi davvero.