Neodiplomati e neolaureati: consigli per l’inserimento nel mondo del lavoro

Concluso il liceo o l’università sono tanti i ragazzi che devono confrontarsi con il mondo del lavoro e l’Italia è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda il tasso di occupazione giovanile

Oggi in Good Morning Kiss Kiss abbiamo fatto due chiacchiere con l’esperta di lavoro Chiara Bisconti per parlare con lei della situazione dell’occupazione giovanile in Italia.

Stiamo parlando di occupazione giovanile nel nostro Paese, un dato preoccupante a causa del collo di bottiglia tra i giovani neodiplomati e neolaureati e il mercato del lavoro, cosa che ci ha fatti precipitare all’ultimo posto in Europa insieme a Grecia e Romania. Per capire meglio abbiamo con noi l’esperta di lavoro Chiara Bisconti. Buongiorno Chiara, bentornata!

Buongiorno, che piacere risentirvi.

Siamo qui a discutere di questi ultimi dati che ci hanno lasciato un po’ a bocca aperta. Questi giovani si laureano o si diplomano e poi cosa succede?

È un dato nel quale il nostro Paese è in fondo alla classifica, ovvero il mercato del lavoro non assorbe velocemente questo potenziale di persone laureate o qualificate per fare certi tipi di lavori. Il messaggio che vorrei dare a chi ascolta è che questo è un problema strutturale del mercato del lavoro italiano risolvibile a livello di scelte politiche precise. Non è un problema legato al titolo di studio. Quindi il messaggio è che la laurea vale e dunque laurearsi e qualificarsi nel mondo del lavoro, nonostante questa difficoltà di ingresso, serve. Insomma, continuare a laurearsi, continuare a studiare fin dove si può.

Perché passerebbe un messaggio sbagliato del tipo “Che studio a fare…non c’è lavoro”. E invece no…

Che il mercato del lavoro italiano sia farraginoso è un problema che va risolto a livello politico strutturale. I ragazzi studino tanto, se possono permetterselo, magari anche lavorando, perché l’esperienza che posso portare io di analisi dei curricula è che si vanno a cercare soprattutto esperienze diversificate e persone che lavorano studiando o che fanno studi articolati. L’altro messaggio che volevo dare è che si ragiona sempre in modo un po’ statico. Ho una laurea e non trovo lavoro, ma in realtà il periodo di lavoro è lungo e dunque iniziare con il qualificarsi e magari cominciare con un lavoro diverso o temporaneo che non è esattamente quello per cui si è studiato è comunque prezioso. Perché chi legge i curricula li legge proprio nella loro ricchezza di esperienze diverse e questo vale tantissimo.

Prima parlavamo di questa strana tendenza dei neolaureati ai colloqui di lavoro, ovvero sono loro che alla fine del colloquio si prendono del tempo per decidere. Il famoso “Le faremo sapere” si è ribaltato. Quindi si riservano del tempo, anche perché hanno priorità diverse. Ci confermi questa tendenza?

Si, però è un’attitudine nuova dei ragazzi di approcciare il mondo del lavoro con un’apertura mentale un po’ più ampia rispetto alla nostra. Perché magari c’è questa scelta di un periodo sabbatico, se possono permetterselo di viaggiare nel mondo. Un periodo in cui uno fa un lavoro magari dequalificato rispetto allo studio, ma che gli serve per approfondire alcune sue passioni e trovare un vero sbocco che piaccia. Questa è una scelta generazionale molto saggia che io assecondo molto, ma ciò non toglie che arrivare qualificati è un punto di partenza importante per un lavoro da guardare in modo prospettico. Un lavoro dura 20-30-40 anni e quindi possono succedere un sacco di cose. Più si ha la testa aperta, più si conoscono nozioni, più queste cose porteranno frutto nel tempo.

Ritorna in auge il detto “tutto fa curriculum”

Assolutamente si. E nel tutto c’è tutto. Il volontariato e le esperienze di tutti i tipi. Siamo usciti dall’ansia che c’era nella mia generazione di fare uno studio che portasse al posto fisso. Questo scenario non c’è più. Più esperienze si hanno e più c’è valore del curriculum.

Ottimi consigli Chiara. Ti ringraziamo e kiss kiss a te!

Saluti a tutti!

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