In questa puntata di Dedikiss Marco e Raf hanno dato il benvenuto negli studi di Radio Kiss Kiss a Marracash che ci ha parlato del tour negli stadi, della scena rap attuale e di molto altro.

Ci siamo! Lo abbiamo annunciato sui social: è semplicemente il “king” assoluto della scena. Il primo rapper della storia a vincere il premio Tenco e fare un tour negli stadi. Quest’anno celebra vent’anni di carriera. Siamo onorati di avere qui in diretta Marracash!
Grazie ragazzi. Ciao a tutti!
Siamo contentissimi ed euforici, come immaginiamo lo sia tu per il tour negli stadi che farai quest’anno.
Incredibile. È oltre i sogni più sfrenati che abbia mai avuto. Tanti anni fa ne parlavamo e lo dicevo così per scherzo e invece, oltre che realizzato, si tratta di un tour intero negli stadi. Ancora non me ne rendo davvero conto.
Com’è essere il primo rapper in tour negli stadi? Sei gasato o la senti un po’ di pressione?
Sono gasato. La dimensione del live non mi agita molto. Devo ammettere che avere fatto Marrageddon è stato una sorta di prova generale perché la portata dello spettacolo e delle persone da mettere in piedi è simile a quella per uno stadio. Forse sarei più agitato se non avessi fatto Marrageddon.
Il 4 ottobre 2022 quando ci siamo incontrati al Palapartenope tu ci hai detto una cosa sui live: “I miei live sono la somma delle mie anime”.
Guarda, niente di più vero del live che farò perché metterà in scena lo scontro tra le mie due anime principali. Quindi sarà un live diverso, perché sto cercando di fare una cosa innovativa e che non si sia ancora vista. Per cui sarà uno show anche molto narrativo. Abbiamo puntato sulla scenografia e sulla materialità. Per me è un’evoluzione ulteriore che aggiungerà un ultimo tassello alla mia trilogia e si arriverà un po’ alla resa dei conti. È anche un tour che chiude un momento importante della mia vita e del mio percorso artistico. Vedrete delle cose inedite e grandi. Come mi piace uscire con i dischi all’improvviso, così nel live mi piace tenere questa suspence e stupire.
È vero che una volta dopo un concerto sei rimasto in accappatoio in tangenziale?
Guarda ho un aneddoto più bello e che ha a che fare con Napoli. Dopo il Marrageddon a Napoli ero in albergo sul lungomare. Ero affacciato sul balcone e vedevo tanta gente, i turisti, il mare, il castello e pensavo “Cavolo, sono imprigionato, non posso fare un giro per Napoli”. È pazzesca questa cosa. Volevo solo scendere e passeggiare. Avevo però visto su YouTube che Justin Bieber era andato in Giappone con la fidanzata e si era camuffato da donna per non farsi riconoscere. Quindi sono tornato a Milano e mi sono comprato una parrucca per trovare un modo di camuffarmi, ma poi non ha funzionato. Insomma, sembravo io con la parrucca. Quindi non si è mai attuato questo piano. Però alla fine la mattina ci siamo comunque fatti un bel giro sul lungomare, me ne sono fregato. Ho fatto un sacco di foto.
Però che bello il calore dei napoletani?
Assolutamente. Il calore e anche l’educazione. Educazione superiore alla media. I ragazzi napoletani sono molto calorosi, ma sempre molto educati e rispettosi.
Marra tu sei nell’Olimpo dei mostri sacri del rap. Vedi oggi nei nuovi rapper qualcuno che possa entrare in questo Olimpo?
Non voglio sembrare piacione perché siamo a Napoli, ma ti direi proprio Geolier. Secondo me Geolier è il più forte della sua generazione perché è anche il più completo. È un ragazzo molto maturo e rispetto ai suoi coetanei è già un uomo. E poi musicalmente è capace di fare tutto. Rappa benissimo, sa scrivere, sa fare le hit. Secondo me è un rapper che rimarrà.
Potrebbe essere ospite quando sarai al Maradona?
Potrebbe essere.
E quando invece senti tutte quelle polemiche sui testi sessisti dei nuovi trapper cosa ne pensi?
Ne ho già parlato in altre interviste di questa cosa. Secondo me non c’è una volontà cosciente di essere sessisti. C’è più una voglia di dire le cose scorrette. Quando fai rap ad una certa età vuoi essere contro, cattivo, irriverente e in questo momento quella cosa lì è il tabù. È la cosa di attualità che non si può dire e molti rapper secondo me la dicono per quello, per essere “rock ‘n’ roll “. Poi come molte altre cose il rapper si prende la briga di parlare di situazioni scomode e anche di rappresentare la realtà nella sua bruttezza. Una volta ho scritto una rima che diceva “Un pittore disegna anche le ombre” e il rap fa questo e come sempre bisogna andare all’origine del problema, ovvero capire perché certi cantanti dicono queste cose e che corrispondenze ci sono con la realtà, agendo su quest’ultima piuttosto che sulla musica. È la realtà che va cambiata e quello cambierà anche i testi.
Pensi che oggi ci sia un problema di maschilismo nei giovani?
Nei giovani, si, non nel rap. Secondo me c’è un po’ di reaction all’empowerment femminile. Cioè fa paura questo nuovo ruolo delle donne che spaventa certi ragazzi. La reazione magari è di chiudersi in una mascolinità ancora più accentuata.
Parlando di donne, tu stesso dicevi che con questa nuova fase di scrittura molte donne si sono avvicinate alla tua musica perché andando avanti, si parla anche di altre cose e le donne sono sempre più sensibili.
Loro diventano donne prima degli uomini, questa è una cosa scientifica. Hanno consapevolezza prima di quando ci arrivano gli uomini e poi a me piacciono le donne. Ho un team di donne. Mi trovo molto bene.
Avevamo anche una curiosità su Sanremo. È una cosa che guardi, segui sui social e ti interessa o proprio no?
Ho visto la prima serata per sentire le canzoni. E poi basta.
C’è qualcuno che ti ha colpito e la classifica finale ti è piaciuta?
Mi ha colpito che nella classifica finale ci fosse una particolare attenzione al cantautorato. Insomma, il risultato della classifica finale non era magari quello che ci si aspettava, ma io lo vedo come un segnale positivo perché dimostra che un po’ di gente si è annoiata di certi schemi e di un certo modo di fare musica preconfezionata. E quindi il pubblico ha premiato molto l’originalità, la scrittura, la voglia di dire qualcosa. Mi sembra che il podio rispecchi questa voglia che c’è in questo momento e non posso che essere contento.
Fuori onda siamo finiti per parlare di serie tv e di Adolescence…
Adolescende è bellissima, un capolavoro. Parla del mondo dei giovanissimi che spesso è difficile da interpretare per gli adulti, fatto di codici che non capisci e di situazioni che si svolgono su social, dove se non conosci la simbologia dei commenti ti sfuggono molte cose. Anche il fatto che non puoi controllare davvero tuo figlio. Lo vedi a casa tranquillo, ma non sai la tua vita segreta.
Accendiamo anche un riflettore sull’Intelligenza Artificiale, visto che tu ci hai anche fatto un brano che si chiama Mi sono innamorato di un AI. Sei curioso o ti spaventa?
Entrambi. Quando ho fatto quella canzone non volevo veramente parlare dell’AI, ma più del fatto che gli algoritmi sono entrati nella nostra vita. Oggi ragioniamo molto in numeri, un po’ perché sono ovunque. Il rischio è che in virtù di questi numeri la gente metta da parte l’umanità. Il mio discorso era più sul fatto che stiamo diventando un po’ artificiali noi stessi. È quello che mi fa più paura. Si stanno accantonando delle dinamiche umane per inseguire a tutti i costi i numeri. Il risultato è che poi c’è un grande malessere in giro. Magari al sud siete più sereni, ma al nord c’è un sacco di depressione e ansia, di ragazzi che non stanno bene. Secondo me è tutto figlio di questo rapportarsi e quantificare, dando un numero alle persone e sentendosi sempre sotto esame. Una volta tu facevi un’intervista e durava il tempo della radio. Oggi lo fai pensando che quello che stai dicendo magari viene virgolettato e rimane lì per sempre, quando stavi semplicemente parlando in modo “easy”. Tutto viene preso terribilmente sul serio, ma la conversazione si impoverisce perché tutti cercano di non dire la cosa sbagliata. Non si può più discutere in maniera serena e tranquilla.
Marra grazie per essere stato con noi. Speriamo sia stato a tuo agio!
Grazie mille. Vi aspetto al Maradona. Ci saranno un sacco di sorprese!