La Global Sumud Flotilla ha raggiunto la zona ad alto rischio a largo della Striscia di Gaza. Nella notte alcune imbarcazioni non identificate, alcune con le luci spente, si sono avvicinate ai 45 natanti che compongono il convoglio, generando momenti di forte tensione.
Secondo quanto riferito dalla portavoce Maria Elena Delia, rappresentante della delegazione italiana, gli attivisti hanno attivato i protocolli di sicurezza, preparandosi a un possibile abbordaggio. Dopo alcune manovre di disturbo, le imbarcazioni si sono allontanate. La flotta, che conta anche la presenza di attivisti italiani, continua a dirigersi verso Gaza, avvicinandosi al limite delle 120 miglia nautiche: un’area dove in passato altre missioni simili sono state intercettate o attaccate.
Il ruolo della Marina italiana
Nelle stesse ore è arrivato anche un secondo alert dalla fregata Alpino, nave militare italiana che aveva scortato a distanza la spedizione. Il comando ha ribadito che non avrebbe proseguito oltre le 150 miglia nautiche dalla costa della Striscia, offrendo però la possibilità di accogliere a bordo eventuali persone che avessero scelto di abbandonare la Flotilla. Nessuno, per ora, ha accettato l’offerta.
Clima di tensione a bordo
La notte non è stata priva di attese e incertezze. Le barche della spedizione si sono fermate per oltre un’ora durante le fasi più delicate delle intercettazioni. Poi, intorno all’alba, hanno ripreso la rotta.
In un collegamento con RaiNews24, l’attivista Maso Notarianni, a bordo della Karma (imbarcazione italiana dell’Arci), ha descritto l’atmosfera:
“Ovviamente c’è grande tensione tra tutti. Siamo stati fermi per un’oretta quando sono accadute le intercettazioni, adesso siamo ripartiti”.
Verso Gaza, con incognite
La Global Sumud Flotilla prosegue dunque la sua missione, consapevole che le prossime miglia nautiche saranno le più rischiose. Il ricordo delle precedenti spedizioni fermate dalle forze israeliane aleggia sui ponti, mentre gli equipaggi cercano di mantenere la calma e la disciplina.
