È morto James Senese, il sassofonista simbolo di Napoli

James Senese è morto a Napoli all'età di 79 anni. Il musicista era ricoverato all’ospedale Cardarelli. La sua carriera ha segnato la storia della musica napoletana.

È morto a 80 anni James Senese, sassofonista, cantante e simbolo della musica partenopea. Ricoverato nelle scorse settimane all’Ospedale Cardarelli di Napoli per un’infezione polmonare, da tempo conviveva con problemi di salute e si sottoponeva a dialisi periodiche. A darne notizia è stato l’amico e collega di sempre, Enzo Avitabile.

Con lui se ne va una delle anime più autentiche del Neapolitan Sound, quel movimento che dagli anni Settanta in poi ha fuso jazz, funk, blues e tradizione napoletana, aprendo la strada a generazioni di artisti. Sassofonista potente, voce roca e inconfondibile, James Senese ha attraversato sessant’anni di musica con l’ostinazione di chi suona per necessità, non per mestiere.

Le origini e la rivelazione del sax

Nato a Napoli nel 1945 da madre napoletana e padre afroamericano — un soldato arrivato con le truppe alleate dopo lo sbarco di Salerno — Senese crebbe nel quartiere popolare di Miano. La sua infanzia fu segnata da lavori umili e da una realtà difficile che avrebbe poi raccontato nelle sue canzoni, con l’orgoglio e l’amarezza di chi conosce la periferia.

Dagli Showmen ai Napoli Centrale

Dopo gli esordi con gli Showmen, accanto a Mario Musella, con cui portò al Festival di Sanremo del 1969 brani come Mi sei entrata nel cuore, Senese fondò nel 1975 Napoli Centrale, insieme al batterista Franco Del Prete. Fu una rivoluzione: testi in dialetto, ritmi urbani e sonorità jazz-funk mai sentite prima in Italia. Canzoni come ‘Ngazzate nire, Campagna o Simme iute e simme venute raccontavano un Sud vero, proletario, lontano dagli stereotipi.

“Con Napoli Centrale abbiamo aperto la porta a tutti i musicisti del Sud”, ricordava Senese, “fino ad allora potevi solo imitare o Peppino Di Capri o la canzone napoletana classica. Noi abbiamo rotto tutto”.

Il legame con Pino Daniele

Proprio con Pino Daniele nacque una delle collaborazioni più intense della musica italiana. Fu Senese a credere nel giovane chitarrista e a prestargli un basso quando non poteva permetterselo. Qualche anno dopo, i ruoli si invertirono: Daniele lo volle accanto a sé in quella band storica che comprendeva anche Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo. Insieme firmarono pagine indelebili come Terra mia e Nero a metà, dove il sax di Senese divenne voce collettiva di un popolo e di una città.

Un’eredità che resta

Negli ultimi anni James Senese aveva continuato a suonare, spesso con i rinnovati Napoli Centrale, alternando concerti e incisioni da solista come ‘O sanghe e Hey James. La scomparsa della moglie Rina, tre anni fa, lo aveva segnato profondamente, ma la musica era rimasta la sua ancora.

Oggi Napoli perde un musicista, ma soprattutto una coscienza sonora: quella che ha saputo trasformare il dolore in ritmo, la rabbia in canto. Nel suo sax c’era tutto — la città, la strada, la dignità di chi non smette mai di suonare la propria verità.

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