Paola Cortellesi: “Per il mio film mi sono ispirata ai racconti delle donne di una volta”

In una recente intervista, Paola Cortellesi si è soffermata sull'ispirazione che l'ha portata a realizzare "C'è ancora domani".
Le parole dell’attrice e regista

Da poco raccontavamo come C’è ancora domani, opera prima di Paola Cortellesi alla regia, sia stato il film che nel 2023 ha ottenuto il più alto incasso nelle sale italiane. L’autrice del film è tornata a parlare di recente del suo prodotto in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. In particolare, Paola Cortellesi si è soffermata su cosa l’abbia ispirata per la realizzazione di C’è ancora domani e sulle sue tematiche.

Volevo raccontare i diritti delle donne. In particolare di quelle donne che non si è mai filato nessuno. Ho ascoltato tanti racconti di nonne e bisnonne che hanno vissuto quel tempo. Per questo il film è in bianco e nero, perché quando loro parlavano io le immaginavo così, le loro storie. Storie raccontate con disincanto, quasi con fatalismo. Nel film sono rappresentate dalle donne che commentano tutto nel cortile.” – ha raccontato la regista.

E ancora: “Mi è rimasta nella testa una frase che dicevano, a proposito di quelle, tra loro, maggiormente vessate: “Eh, porella”. Da piccola ascoltavo i loro racconti e mi sembrava che ci fosse una contraddizione, come uno stridere, tra la drammaticità del racconto di queste donne schiacciate dai mariti violenti e il tono che usavano, quasi leggero.

Infatti, il film apre con uno schiaffo rifilato dal marito della protagonista, interpretato da Valerio Mastandrea, alla donna. “Quello schiaffone preso per cominciare la giornata, come fosse una cosa normale. E soprattutto l’andare avanti “come se niente fosse”. Tante vite di donne si sono svolte “come se niente fosse”. Nella mia vita ho dato voce, da attrice, a donne gigantesche come Nilde Iotti o Maria Montessori.”

Conclude Paola Cortellesi: “Ho voluto invece raccontare nel film la vita delle donne a cui è stato fatto credere di essere delle nullità, a cui, nella vita, non è mai stata data una pacca sulla spalla. Per parlare di loro non ho scelto un tono drammatico, il registro è ironico, talvolta surreale.”

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