Alla Mostra del Cinema di Venezia, il regista francese Olivier Assayas ha presentato “Il mago del Cremlino”, adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Giuliano da Empoli. Il film vede Jude Law nel ruolo di Vladimir Putin e Paul Dano in quello di Vadim Baranov, un personaggio ispirato al consigliere politico Vladislav Surkov.
La trasformazione di Jude Law in Vladimir Putin
Jude Law ha affrontato con determinazione e consapevolezza la sfida complessa di interpretare Vladimir Putin, un ruolo carico di implicazioni politiche, simboliche e morali. L’attore britannico ha dichiarato di non temere possibili ripercussioni per aver dato volto a una figura tanto controversa, spiegando di essersi sentito pienamente tutelato dalla visione registica di Olivier Assayas. Il regista, secondo Law, ha scelto di raccontare questa storia con intelligenza narrativa e sensibilità, evitando ogni tentazione di sensazionalismo o di provocazione gratuita.
Per entrare nel personaggio, Jude Law ha lavorato su diversi livelli: oltre all’impiego di protesi fisiche per avvicinarsi all’aspetto esteriore di Putin, ha dedicato grande attenzione alla costruzione dell’intensità psicologica del personaggio, concentrandosi su sguardi, posture e silenzi carichi di tensione. L’obiettivo, ha spiegato, non era imitare ma “incarnare l’essenza” di Putin, restituendone le sfumature più sottili, le ambiguità interiori e la forza trattenuta. Un’interpretazione che si preannuncia profonda, inquietante e fortemente radicata in una riflessione sul potere e sull’identità.
Il punto di vista dell’autore Giuliano da Empoli
Giuliano da Empoli, autore del romanzo da cui è tratto il film, ha commentato la scelta di Jude Law per il ruolo di Putin. Ha osservato che, sebbene Law sia un uomo molto attraente, è stato notevolmente trasformato per interpretare un personaggio descritto nel libro come un uomo piuttosto anonimo. Da Empoli ha anche ricordato una scena in cui, durante l’ascesa di Putin, i suoi collaboratori decidono di puntare sul suo atteggiamento freddo e distaccato, paragonandolo a Greta Garbo.
Produzione e ambientazione del film
A causa delle tensioni geopolitiche sempre più acute tra l’Occidente e la Russia, e in particolare per via del conflitto ancora in corso in Ucraina, la produzione del film ha scelto di spostare le riprese in Lettonia, evitando così qualsiasi coinvolgimento diretto con il territorio russo. In territorio lettone è stata meticolosamente ricostruita una versione scenografica di Mosca, curata nei minimi dettagli per restituire l’atmosfera della capitale russa senza compromettere la sicurezza del cast e della troupe.
Il film, che è stato selezionato in concorso ufficiale alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si presenta come un’opera ambiziosa e densa di significati politici. Al centro della narrazione c’è l’ascesa al potere di Vladimir Putin, raccontata però da un punto di vista inedito: quello di Vadim Baranov, un ex artista e specialista in comunicazione televisiva che, nel corso del tempo, diventa il consigliere più fidato del futuro presidente.
Attraverso gli occhi di Baranov, il film esplora non solo l’ingresso di Putin nei vertici del potere, ma anche i meccanismi mediatici e psicologici che hanno accompagnato — e forse determinato — la costruzione del suo carisma pubblico. Una riflessione sul potere moderno, sulla manipolazione delle immagini e sulla trasformazione di un uomo in simbolo.