Dante è un uomo sulla soglia dei quarant’anni, profondamente innamorato della sua fidanzata Alice. Il loro legame è sincero e intenso, ma la vita di Dante è tutt’altro che semplice. È il classico tipo che vive sempre di corsa, perennemente in affanno, come se le ventiquattro ore di una giornata non gli bastassero mai. Arriva in ritardo ovunque, si divide con fatica tra il lavoro, le responsabilità quotidiane e gli impegni personali, cercando invano di tenere tutto insieme. Eppure, nella sua testa, ha un piano: se riuscirà a lavorare abbastanza adesso, magari un giorno — non troppo lontano — potrà finalmente concedersi un po’ di tempo tutto per sé.
Il loop temporale e le sue conseguenze
La vita di Dante cambia radicalmente il giorno del suo quarantesimo compleanno, quando resta intrappolato in un paradosso temporale: ogni volta che si addormenta si risveglia un anno dopo, senza avere memoria di ciò che è accaduto nel frattempo. Questa condizione lo porta a saltare interi pezzi della sua esistenza: la crescita della figlia Galadriel, le crisi e poi la distanza con la moglie Alice, la perdita di momenti quotidiani che non torneranno più. Più Dante cerca di controllare la sua vita, più il tempo gli sfugge, lasciandolo sempre un passo indietro rispetto alle persone che ama.
La presa di coscienza e la scelta del presente
Nel finale, Dante comprende finalmente il senso del suo viaggio. Dopo aver rivisto, in un toccante confronto, quanto ha trascurato Alice e la famiglia, capisce che l’unico modo per uscire da quella prigione è smettere di correre. Decide quindi di rallentare, di vivere ogni istante con consapevolezza, accettando che il tempo non va dominato ma abitato. Il film si chiude con Dante che, liberatosi dall’ossessione del futuro, sceglie il presente: non più progetti rimandati o affetti trascurati, ma la felicità delle piccole cose e degli attimi condivisi. Un finale che è insieme una lezione e un monito: il tempo non si accumula, si vive.