“Un film sul calcio? Non lo farei mai, nella maniera più assoluta. Lo vedo come una cosa di business che mi fa venire i conati, non c’è nulla di poetico, e se non c’è nulla di poetico non ci faccio un film”.
Questo è il pensiero di Carlo Verdone che ha risposto ad alcune domande in occasione del Premio Ciak d’Oro consegnatogli a Roma per la sua serie tv Vita da Carlo.
L’attore e regista romano ha poi sottolineato: “A meno che non venga fuori una bella storia su un maratoneta, su uno che combatte da solo contro tutti, su uno che corre i diecimila metri, uno che fa sci di fondo, allora sì. Ma nel calcio non c’è nulla di poetico, nulla”.
Verdone ha commentato anche il cinema italiano e l’esordio alla regia di Paola Cortellesicon C’è ancora domani, record di incasso della scorsa stagione: “Se tu hai una storia nuova, anche semplicissima, al pubblico piace, è stata concepita in un momento particolare in cui quel tema era molto sentito soprattutto dalle donne. C’è anche il fatto del bianco e nero, il tornare indietro al periodo della guerra, pur con tutte le sue difficoltà”.
Secondo il regista poi per poter avere successo è necessario qualcosa che stupisca perché se non si riesce a stupire si finisce per fare sempre gli stessi film.
Infine, Carlo Verdone lancia una stoccata sulle sale cinematografiche ancora non piene come prima: “Oggi per avere successo in sala bisogna affermarsi come una sorta di nuovo cinema e cineclub per persone di mezza età e persone anziane. Quelli ci vanno, al cinema, i giovani no: vanno a vedere i Marvel”.