Shablo, Gué, Tormento e Joshua ospiti in Dedikiss

Il quartetto composto da Shablo, Gué, Tormento e Joshua è passato negli studi di Casa Kiss Kiss per rivelarci qualche dettaglio in più sul loro brano sanremese “La mia parola” e su questa collaborazione.

Li abbiamo annunciati prima. È arrivata la quota rap di questo Festival di Sanremo. Rap puro ci diceva Tormento alla festa di Casa Kiss Kiss. Shablo con Tormento, Gué e Joshua. Ciao ragazzi!

(Gué): Ciao raga!

Prima domanda, subito. Shablo è vero che Gué ha detto che arriverete ultimi?

(Shablo): Chiederei a Gué direttamente!

(Gué): Qualche probabilità c’è, credo. Non sono io la persona giusta a cui chiedere perché non mi intendo tanto di classifiche sanremesi. Però tirando a indovinare, potrebbe succedere.

Gué è vero che Shablo ti ha convinto dicendoti che nel weekend sanremese sareste andati a Nizza e Montecarlo per ridere e scherzare insieme?

(Gué): C’è un fondo di verità.

(Shablo): Per Gué è normale e ordinaria amministrazione. Siamo noi che impariamo da lui. È il nostro maestro!

Molti non sanno magari come funziona quando dei rapper collaborano insieme. Shablo tu che sei il produttore di questa canzone, li hai chiamati dopo che ti è venuta l’idea per poi andare a Sanremo? Come funziona prima che tutto questo succeda?

(Shablo): Effettivamente abbiamo lavorato al pezzo, dove loro erano perfetti. Era nato da un’idea di Joshua. Non l’abbiamo preparato per il festival. È una canzone che già esisteva e che ci piaceva. Ci hanno proposto di presentarla ed eccoci qua.

Voi siete amici…

Si, non è un’operazione costruita per il festival. Noi eravamo già in studio a lavorare per i fatti nostri.

Ma quando si mettono tanti rapper insieme come si crea un equilibrio?

(Shablo): Quello è il lavoro del produttore che deve riuscire a capire come fare abbinamenti giusti. Poi come cadi, cadi sempre in piedi con questi personaggi qui.

Invece Joshua com’è lavorare con dei tuoi colleghi che hanno così tanti anni di rap alle spalle?

(Joshua): Sicuramente è un onore. Poi ogni giorno imparo qualcosa. Da entrambe le parti.

E cosa hai imparato da Gué e Tormento?

(Joshua): Da Gué la tranquillità sul palco. Lui esprime una tranquillità incredibile.

(Gué): Quasi disinteresse! Scherzi a parte, è tranquillità perché altrimenti l’ansia rovinerebbe la performance. Invece noi in queste due esibizioni che abbiamo fatto si capiva che c’era alchimia, divertimento. Nel senso che si va, si spacca, come nella nostra tradizione, senza avere troppe paranoie.

Prima di salutarci, volevo sentire anche Tormento. C’è qualche aneddoto sulla fase di registrazione del pezzo?

(Tormento?): In realtà, tutto l’album di Shablo è stato un super lavoro perché è stato fatto in team ed hanno partecipato tanti musicisti. Poi c’è questo suono di Shablo con le sue radici piantate dell’hip-hop.  Però attraverso i musicisti, i ragazzi e i featuring tutto è proiettato verso il futuro. Per quello il brano secondo me è così potente. Racchiude non solo quello che c’è in questa canzone, ma anche un lavoro bello che abbiamo fatto tutti insieme.

Ragazzi grazie mille!

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