Oggi in Good Morning Kiss Kiss abbiamo affrontato il tema della cosiddetta sugar tax e per approfondire la notizia del suo rinvio al prossimo anno abbiamo parlato con Luigi Scordamaglia, AD di Fondazione Filiera Italia.
Stiamo parlando di sugar tax, ovvero la tassa sulle bevande analcoliche zuccherate che tra qualche giorno sarebbe dovuta entrare in vigore, ma che il governo ha rinviato al 2025 con grande gioia dei produttori e con rammarico e preoccupazione degli esperti di alimentazione. Per capire meglio abbiamo con noi Luigi Scordamaglia che ha seguito la vicenda della sugar tax in prima persona. Buongiorno e benvenuto!
Buongiorno a voi e ai radioascoltatori.
Allora, in cosa consiste la sugar tax e di che importi stiamo parlando?
Parliamo di dieci centesimi per ogni litro di bevanda o prodotto finito che viene venduto, inclusi i succhi di frutta.
Invece le bevande zero zuccheri rientrano in questa sugar tax?
Si, rientrano anche queste, cioè quelle in cui lo zucchero viene sostituito da un edulcorante sintetico. È importante dire che la tassa è stata definita da uno studio della Commissione Europea del 2023 come inutile per gli scopi salutistici. Quindi il problema non è tanto l’impatto sulla filiera, ma che in Messico, Finlandia, Cile, Regno Unito, Francia, Irlanda, dove è già stata introdotta, l’obesità non solo non è diminuita, ma addirittura è aumentata. Ciò avviene perché il consumo di questi prodotti senza un adeguata educazione alimentare è anaelastico, cioè si continuano a consumare e probabilmente con l’inflazione si spende di più, tagliando anche i consumi più salubri. Inoltre, c’è un effetto di cambio dei consumi e magari ci si sposta anche su snack calorici e merendine. Dunque, molti Paesi che sono stati i primi a introdurla tornano indietro e se la cancellano non è per fare un favore alle filiere produttive, ma è perché da un punto di vista salutistico non serve assolutamente a niente. Bisogna educare, come stiamo facendo. Negli ultimi anni abbiamo incontrato dieci milioni di ragazzi delle scuole, parlando dell’equilibrio nutrizionale. Ma se si equipara un succo d’arancia ricchissimo di vitamine e spremuto con le nostre arance siciliane ad una bevanda energetica che si consuma in discoteca, vuole dire che qualcosa non funziona.
Questo è chiaro. Se una spremuta d’arancia viene considerata alla stregua di una bevanda energetica c’è un cortocircuito.
Ripeto. Qui non si tratta dell’impatto sulla filiera produttiva. Se ci fosse un bene superiore della sanità pubblica lo si affronterebbe, ma è inutile e controproducente da un punto di vista salutistico, dove piuttosto serve educazione alimentare. Altrimenti dovremmo tagliare anche i consumi di arance o limoni, cosa che non serve a nulla.
Speriamo che la tassa venga rimodulata
Deve però essere sostituita da una sana azione di educazione alimentare perché se poi non fai consumare una bevanda in più perché c’è un grammo di zucchero di fonte naturale e poi ti riempi di merendine…
Grazie! È stato chiarissimo!
Grazie a voi.