L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ha lasciato il carcere appena tre settimane dopo il suo ingresso, grazie alla decisione della giustizia francese di concedergli la libertà vigilata in attesa dell’esito del ricorso. La Procura generale aveva richiesto la misura alternativa, accolta dal tribunale questo lunedì.
Perché era in prigione
Sarkozy era stato condannato a cinque anni di reclusione per associazione a delinquere, dopo che il tribunale di Parigi aveva ritenuto provato che, tra il 2005 e il 2007, avesse cercato il sostegno del regime libico di Muʿammar Gheddafi per finanziare la campagna elettorale che lo avrebbe portato all’Eliseo nel 2007.
Il suo ingresso nel carcere parigino di La Santé lo aveva reso il primo ex capo di Stato francese a scontare effettivamente una pena detentiva.
Un periodo di detenzione particolare
Le sue tre settimane dietro le sbarre sono state tutt’altro che ordinarie. Per motivi di sicurezza legati al suo profilo e alle minacce nei suoi confronti, Sarkozy non ha condiviso spazi con gli altri detenuti, restando in una zona di isolamento.
In seguito, il leader conservatore ha definito l’esperienza “dura, molto dura”, ringraziando però il personale carcerario per la grande “umanità” dimostrata, che ha reso la situazione “sopportabile”.
Timore di avvelenamento e dieta estrema
Secondo i media francesi, Sarkozy avrebbe sviluppato il timore di essere avvelenato. Per questo ha rifiutato qualsiasi cibo preparato dalla cucina interna del carcere.
Risultato: per quasi l’intera permanenza in prigione, Sarkozy ha mangiato solo yogurt, una scelta che ha destato grande preoccupazione tra familiari e collaboratori.
Misure di sicurezza e condizioni della cella
Considerata la delicatezza del caso, Sarkozy era costantemente sorvegliato da due agenti armati, presenti 24 ore su 24.
Si trovava nel reparto “VIP” della prigione, riservato a detenuti vulnerabili. La cella era dotata di bagno, doccia, scrivania, mini-frigo, piastra per cucinare, televisione e telefono autorizzato.
