Quarantadue stati americani hanno fatto causa a Meta Platforms per le sue funzionalità che creerebbero dipendenza tra bambini e adolescenti. Le accuse sono quelle di assoggettare e promuovere il dismorfismo corporeo. Secondo gli stati coinvolti, Meta avrebbe creato delle funzionalità su Facebook e Instagram che spingono i giovani a passare quanto più tempo possibile sui social e reiterare questo comportamento attraverso algoritmi, allarmi, notifiche e il cosiddetto scroll infinito. Inoltre la società avrebbe incluso funzionalità (come “mi piace” oppure i filtri per le foto) che avrebbero un impatto negativo sulla salute mentale dei giovani. Esse, infatti, promuoverebbero il continuo paragone agli altri provocando il dismorfismo corporeo, ovvero l’eccessiva preoccupazione per alcuni difetti fisici minimi o assenti che però vengono percepiti e causano un grave disagio. Meta è accusata inoltre di violazione del Children’s Online Privacy Protection Act, raccogliendo i dati personali degli utenti con un’età inferiore ai tredici anni senza il consenso dei genitori.
Ma questa non è la prima volta che una grande coalizione di autorità giudiziarie statali americane si unisce per attaccare la società di Mark Zuckerberg. Secondo i procuratori, Meta sarebbe a conoscenza degli effetti negativi che le sue piattaforme possono avere sui giovani utenti che ne usufruiscono. Nel 2021, infatti, un ex dipendente di Facebook, Frances Haugen, aveva fatto trapelare documenti dell’azienda che mostravano ricerche interne sui suoi prodotti. Una di queste si era occupata dell’impatto che ha Instagram sugli adolescenti: per il 32% delle ragazze la piattaforma le faceva sentire ancora peggio quando provavano disagio per il proprio corpo.
Meta replica così alle accuse: “Condividiamo l’impegno dei procuratori generali nel fornire esperienze online sicure e positive e abbiamo già introdotto oltre trenta strumenti per supportare gli adolescenti e le loro famiglie. Ma siamo delusi -continua la nota- dal fatto che, invece di lavorare in modo produttivo con le aziende di tutto il settore per creare standard chiari e adeguati all’età per le numerose app utilizzate dagli adolescenti, i procuratori generali abbiano scelto questa strada”.