Quanto sono antichi i dialetti italiani?

Con il presidente onorario dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, abbiamo scoperto le particolarità dei dialetti italiani.

Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di lingue e dialetti con il presidente onorario dell'Accademia della Crusca Claudio Marazzini.

Buongiorno Presidente bentornato! Qual è il dialetto più antico d'Italia?

«Buongiorno a voi! Dunque, non esiste. Perché i dialetti sono nati tutti contemporaneamente. Dobbiamo immaginare l'Italia prima dei Romani, allora c'erano delle lingua perché c'era l'etrusco che però è sparito, non è sopravvissuto alla romanità. Poi vengono i Romani e il latino, che si parla dappertutto. Da quel latino nascono i dialetti italiani, e nascono tutti allo stesso momento, perché non è pensabile che ci fosse una regione in cui la lingua locale non si è trasformata dal latino e si è rimasti senza una lingua per 200 o 300 anni. Dunque, queste lingue italiche nascono dappertutto; semmai, il problema è quando salta fuori qualcosa che le documenti. Se si pensa al primo documento dell'italiano, che normalmente si identifica nel Placito Capuano, uno si chiede: ma è un documento dell'italiano o è un documento della parlata campana di quella zona lì? Sicuramente è un documento della zona. Questo non vuol dire che in Veneto o in Piemonte non ci fosse una lingua. Bisogna sempre partire dal principio della parità dei dialetti. E in realtà, non si potrebbe parlare di dialetti fino a un'epoca più tarda, fino al Cinquecento.»

Addirittura?

«Sì, perché queste parlate locali che nascono tra il terzo e il quarto secolo e fino al decimo, come l'italiano, sono molto meno diverse tra loro di quanto siano i dialetti oggi. In chiave di antichità si potrebbe dire certo che ci sono cose più antiche, per esempio: il greco dell'isola greca di Calabria o di Puglia è certamente più antico dei dialetti italiani.»

Insomma, viva i dialetti.

«Certo, sempre. Sono fratelli dell'italiano.»

Grazie mille Presidente! Kiss Kiss a lei!

«Grazie mille a voi!»

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