Perché il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici non è una buona idea

Riconoscimento facciale: la proposta è arrivata dal Ministro degli Interni, ma, ci spiega Alessandro Longo, porterebbe tante complicazioni.

Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di sicurezza con la proposta del ministro Piantedosi di introdurre il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Per fare il punto, è intervenuto l'esperto tech Alessandro Longo.

Buongiorno, bentornato! Riconoscimento facciale: cosa potrebbe esserci di rischioso per i comuni cittadini? Che non hanno nulla da nascondere e fanno una vita ligia.

«Buongiorno, ciao! Teniamo conto che questo è un tema importantissimo di cui si stanno occupando moltissime istituzioni, tra cui il Parlamento Europeo, che ha lanciato l'allarme dicendo "attenzione al riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, è pericoloso perché può portare a un imbarbarimento e a una riduzione molto significativa dei nostri diritti e della nostra privacy". I motivi fanno ormai parte della letteratura scientifica in quest'ambito. Però, immaginiamo il classico rischio: c'è la videocamera che riesce a riconoscere alcuni volti di criminali già schedare ma potrebbe, come solitamente purtroppo succede, preferire il riconoscimento di persone di una certa etnia o una certa caratteristica fisica e scambiarle per criminali. Insomma, c'è un po' di pregiudizio verso persone che appartengono a minoranze.»

Del "razzismo tecnologico" in pratica.

«Beh, sono già minoranze, sono già svantaggiate e vengono più facilmente individuate come criminali. Poi c'è un altro rischio, purtroppo ormai classico: quello della sorveglianza di massa. Cioè, una volta che riesci a riconoscere il volto di una persona, lo puoi tracciare ovunque, quando va in stazione, quando va in ospedale, colleghi che dalla stazione è andato all'ospedale o viceversa. Si inizia a creare un apparato che contrasta con le istituzioni democratiche che tutti noi conosciamo e auspichiamo. Cioè la possibilità di poter tracciare chiunque, criminale o no, perché una volta che tu metti in funzionamento un apparato è possibile utilizzarlo per qualsiasi circostanza, basta cambiare la legge. Magari allora puoi tracciare quello che protesta contro una legge dello stato.»

Quindi, Alessandro, i rischi ci sono, quindi per fortuna abbiamo un nostro garante della privacy che è lì sul pezzo, siamo ben lieti di averli lì a monitorare la situazione.

«È importante. Anche le istituzioni europee si stanno occupando di riconoscimento facciale. Sarà permesso, forse, per motivi di sicurezza, ma in occasioni ben circoscritte, quando ci sono gravi problemi di sicurezza come attacchi terroristici. I reati comuni, per quanto seri e pesanti, non possono e non dovrebbero autorizzare degli apparati di sorveglianza massiva.»

Grazie Alessandro di essere stato con noi!

«Kiss Kiss a tutti!»

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