Oltre la metà degli italiani (55%) è disposta a guadagnare meno pur di avere un giorno libero in più. Secondo un recente sondaggio, la percentuale aumenta fino al 62% nella fascia di età compresa tra 25 e 34 anni. La cosiddetta “settimana corta” già sdoganata in diversi paesi d’Europa è diventata oggetto di proposta di legge anche in Italia.
L’associazione che riunisce gli istituti di sondaggi d’opinione e le maggiori aziende impegnate in ricerche sociali e di mercato (Assirm) ha effettuato una indagine per Confindustria Intellect da cui emerge un contesto in grande evoluzione negli ultimi anni, con una forte accelerazione durante e dopo la pandemia di Covid. Il 63% degli intervistati, infatti, riferisce di avere nuove attese e aspettative nei confronti della propria occupazione: il 61% cerca una buona retribuzione, il 58% un trattamento equo nei confronti dei dipendenti e un contesto di lavoro piacevole e stimolante. Tra le motivazioni incentivanti sono, a pari merito, l’equilibrio con la vita privata e la crescita personale (55%), mentre tra quelle di insoddisfazione spiccano lo stipendio non sempre all’altezza (38%) e lo stress (26%). Tuttavia, le aspettative e le ambizioni dei lavoratori devono fare i conti con le esigenze delle aziende, cosicché spesso occorre fare gli straordinari, dare reperibilità e gestire livelli crescenti di nervosismo.
Intanto la “settimana corta” dopo Luxottica arriva anche in Lamborghini. La notte tra il 4 e il 5 dicembre è stata firmata, dopo un anno di trattative, l’ipotesi di accordo tra Rsu, Fiom, Fim e il gruppo di Sant’Agata Bolognese sul contratto integrativo aziendale. Il testo verrà avanzato prossimamente ai dipendenti e sarà sottoposto a referendum. Nel dettaglio si prevede la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento del salario annuale, cinquecento nuove assunzioni, un percorso di miglioramento sugli appalti continuativi del sito, il consolidamento dei diritti e la tutela delle differenze. Il principio della trattativa: lavorare meno, lavorare meglio. I sindacati la definiscono un’intesa storica: “Perché vede per la prima volta un’industria dell’automotive in Europa raggiungere una consistente riduzione dell’orario di lavoro con una maggiorazione del salario”.