Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato di lavoro part-time con l’esperta di lavoro Chiara Bisconti.
Buongiorno Chiara, bentornata! Il part-time oggi è ancora una scelta favorevole? Soprattutto, è ancora una scelta?
«Buongiorno, grazie! Purtroppo no. Nel senso che il part-time oggi, lo dicono chiaramente i dati, riflette due problemi strutturali grossi del mercato del lavoro. Il 60% delle persone che fanno part-time lo fa non per propria scelta ma per scelta subita. Dietro questa scelta c’è il problema che il costo del lavoro, nel nostro Paese, è da sempre strutturalmente troppo alto. Il part-time è una scelta che spesso il datore di lavoro prende perché è l’unica che può permettersi, o mascherando un full time non pagato nel peggiore dei casi. L’altra cosa è una scelta volontaria della persona ma in realtà indotta da una mancanza di sistema di welfare del Paese che aiuti la cura dei figli o dei genitori che è carente nel nostro Paese. Spesso le persone sono forzate a ridurre l’orario di lavoro e spesso sono le donne. Infatti la maggior parte dei part-time in Italia sono femminili.»
Le percentuali sono impietose.
«E si aggiunge iniquità a iniquità. Ad oggi è uno strumento obsoleto perché ha problemi strutturali. Il part-time come scelta di vita per poter equilibrare e seguire le proprie passioni è una nicchia, un lusso che in realtà non è la fotografia del nostro Paese.»
Quali tipi di contratto sono i più favorevoli? Per dare qualche consiglio agli ascoltatori, soprattutto chi comincia un lavoro nuovo.
«mi rivolgo ai più giovani. Spesso lo strumento di ingresso nel mondo del lavoro è lo stage, anch’esso da prendere con le pinze. È un ottimo modo per entrare se entrambe le parti riconoscono che il lavoro è adeguato, ma non deve diventare uno strumento mascherato di retribuzione bassa e di stage reiterati. Il consiglio che do a chi entra nel mondo del lavoro è osservare se dietro lo stage c’è davvero la possibilità di entrare in modo strutturale. Il contratto di apprendistato è molto favorevole per le aziende ed è una garanzia per i ragazzi di entrare con un orizzonte temporale un po’ più lungo. Non bisogna essere a priori contro una forma contrattuale, ma capire se dietro c’è una possibilità concreta.»
Evitare di fare da stage in stage per intenderci.
«Bravo. La reiterazione di questi strumenti fa capire che qualcosa non funziona. È pensato per l’inizio, non per la reiterazione.»
Ci sono modelli di lavoro flessibile, per non dire precario, che andrebbero riscritti oggi?
«Andrebbe rinobilitata questa parola. Flessibilità non è precarietà se non è declinata come abbiamo detto. Ma è un modo intelligente di lavorare con contratti a tempo indeterminato e intelligenti con orario flessibile e lavoro agile. C’è modo per riscrivere le regole del lavoro.»
Grazie Chiara!
«Grazie a voi!»