Gaza sotto attacco: il punto sul conflitto Hamas-Israele

Escalation militare a Gaza tra Hamas e lo stato Israeliano. Proviamo a capire cosa succede e quali sono i risvolti della crisi.
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato della situazione relativa a Gaza con il giornalista Giampiero Gramaglia.

Buongiorno Giampiero, bentornato! Facciamo il punto della situazione a Gaza. E ti chiediamo se questa guerra può coinvolgere anche altri Paesi.

«Buongiorno Max e Max, Kiss Kiss a tutti. Questa è l’incognita di queste ore, ed è appesa soprattutto ai comportamenti e alle scelte di Israele. Israele è stato coinvolto in un attacco di natura terroristica sul proprio territorio che non aveva subito dal 1948 come dimensione di perdite. Si parla di un 11 settembre israeliano. Sappiamo che è un Paese che tende a reagire in modo molto forte quando subisce degli attacchi. Se dovesse avere la stessa proporzione di reazione che ha avuto in passato, potremmo essere di fronte a un momento di grande dramma e anche di potenziale allargamento del conflitto ad altri Paesi, in un momento in cui la situazione in Medio Oriente sembrava tranquilla. Però questa è un’illusione che noi ci facciamo, soprattutto perché il problema tra israeliani e palestinesi non è mai risolto. E sin quando non è risolto, il rischio di fiammate drammatiche e sanguinose come quella che c’è stata è sempre presente.»

Hai accennato la reazione di Israele a quest’attacco. C’è questo interrogativo: la totale e incredibile mancanza di informazione da parte del Mossad, tra i servizi segreti più efficienti al mondo. Non hanno colto dei segnali che potessero ipotizzare una cosa del genere. Sembra un po’ strano, qualcuno ha ipotizzato che abbiano lasciato che succedesse per avere questa reazione forte. Come la vedi? Sono ipotesi, attenzione.

«Tra le due cose, che ci sia stata una mancanza di percezione sia del Mossad che dello Shin Bet, che è il servizio di sicurezza militare. Che non si siano accorti che arrivavano migliaia di razzi nella Striscia? Che non si siano accorti che si preparava un’operazione con 1.500 uomini, con parapendio e altre cose? È molto strano. Ma sinceramente, immaginare che lo sapessero e abbiano lasciato fare, uccidendo 800 israeliani, 132 soldati e 130 ostaggi per avere una giustificazione per un attacco a Gaza, mi sembra appartenere più ai complottismi che non alle informazioni fodnate.»

Adesso è tutto sostegno internazionale. Il mondo si dividerà tra chi parteggia la Palestina e chi supporterà Israele. L’Europa come è messa sotto questo punto di vista?

«C’è una gran parte del mondo, tra cui Russia e Cina, che non sono favorevoli all’attacco terroristico, anche se sono a sostegno della causa palestinese. Per cui, c’è la parte occidentale che dà sostegno a Israele, ma che al contempo sta agendo per moderarlo e incoraggiare un’azione di contenimento diplomatico da parte di quei Paesi dell’area, Egitto, Arabia Saudita, Giordania e Qatar, che possono avere una voce in capitolo.»

L’ultima bella notizia è che alcuni dissidenti iraniani si sono dissociati da Hamas. Una parola vale tanto anche da quella parte quando si parla di Iran.

«Una parola in Iran a volte equivale al capestro. Ma questa è un’altra faccenda.»

Grazie Giampiero!

«La prossima volta speriamo sia un Kiss Kiss a tutti più sereno.»

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