“Quanta confusione sulla litoranea” abbiamo trovato in questi weekend di luglio – e troveremo
ancora tutto il mese di agosto – e proprio come canta Elisa, tanti di noi immersi nel traffico
avranno pensato (e magari cantato): “Giuro che ora scendo … e arrivo al mare a piedi!”
Dopo due anni di vacanze con il contagocce c’è tanta voglia di ripartire e gli italiani hanno dato una bella risposta nell’ultimo weekend con un esodo come quelli di una volta, con 30 milioni di persone in viaggio.
A parte il traffico, non solo sulle litoranee ma su tutte le strade d’Italia, si torna alle vecchie (e qualche volta insane) abitudini. Un dato quello delle partenze in linea con le previsioni di Federalberghi, migliore dello scorso anno ed in alcuni casi anche migliore del 2019, ultimo anno pre-covid.
Ma che cosa spinge gli italiani in vacanza? Più che le spiagge, il mare o la montagna, a muovere i turisti è la tavola, cioè i luoghi dove si mangia e beve bene. Va molto forte il turismo del vino, ma questa è una tendenza che va avanti da anni, e va forte però anche il “turismo dei caseifici” così come quello dell’olio di oliva. Quasi il 40% dei turisti dichiara di voler fare esperienze culinarie tipiche del territorio che visitano. Un terzo del budget delle vacanze va via per l’acquisto di specialità culinarie secondo le statistiche di coldiretti.
Gli italiani quindi, si preparano un anno intero per sfoggiare un bel fisico in Estate ma poi al mare (e in montagna) mangiano come se non ci fosse un domani! E bevono anche molto: l’estate scorsa 170 milioni di aperitivi consumati nei mesi estivi, con le donne che battono gli uomini in questa speciale classifica. Quale che sia il punto di vista da dove le guardiamo, le vacanze hanno un enorme impatto economico sul nostro Paese, specie adesso che stanno tornando i turisti stranieri, almeno quelli a cui non hanno cancellato i voli! Proprio la mole dei turisti in movimento deve far riflettere però sull’effetto che il fenomeno ha sull’ambiente. Anche per questo su queste pagine abbiamo spesso parlato di turismo sostenibile, che poi vuol dire fare in modo che il piacere delle vacanze lo possiamo godere noi ma anche le generazioni future.
Gli 8.300 km di litoranee italiane sono spesso un esempio di trascuratezza e purtroppo di bruttezza, non dal punto di vista paesaggistico ovviamente. Negli ultimi 30 anni sono spariti 1.700 chilometri di spiagge ed il 50 per cento delle coste sabbiose è in fase di erosione.
L’erosione è un fenomeno naturale ma la cementificazione con tutte le altre attività antropiche, altera gli equilibri naturali e amplifica il fenomeno rendendolo non sostenibile. Le coste, troppo sfruttate, perdono terreno nonostante gli interventi destinati a salvaguardarle, che superano i 100 milioni di euro l’anno, come riporta Legambiente. La situazione è difficile ma si può fare molto per evitare il peggio e qualcosa la può fare ciascuno di noi anche in qualità di “semplice bagnante”. A questo proposito, si pensa all’elaborazione di un codice di comportamento per la vita da “spiaggia sostenibile” da applicare per ridurre il nostro impatto ambientale sugli arenili: anche i piccoli gesti contano!
Ne abbiamo parlato con Luca Iovine nella rubrica “Economia per tutti” insieme a Raoul.