Argentina, trionfo di Milei: la destra radicale conquista oltre il 40% dei voti e ribalta Buenos Aires

Javier Milei si aggiudica la vittoria alle elezioni argentine superando il 40% delle preferenze. Affluenza in calo rispetto alle precedenti consultazioni. Reazioni e commenti dopo il risultato.

Buenos Aires – Javier Milei si conferma protagonista assoluto della scena politica argentina. Il presidente e leader di La Libertad Avanza (LLA) ha vinto le elezioni legislative di domenica con il 40,8% dei voti, un risultato ben oltre le aspettative che consolida la sua posizione al potere e segna una clamorosa rimonta sulla provincia di Buenos Aires, storico feudo del peronismo.

Per il capo dello Stato ultraliberista è stata una serata di euforia: “Oggi il popolo ha deciso di lasciare alle spalle cent’anni di decadenza. Oggi comincia la costruzione di una grande Argentina”, ha dichiarato nel suo discorso di vittoria.

Una vittoria che sorprende tutti

Il voto di metà mandato, che rinnova parte del Congresso, ha offerto a Milei un successo “epico”, come lo ha definito lui stesso. Dopo mesi difficili segnati da crisi economica, accuse di corruzione e la perdita di fiducia nei sondaggi, il governo temeva un risultato vicino al 30%. Invece, LLA non solo ha superato il 40%, ma ha conquistato Buenos Aires, dove appena due mesi fa aveva perso contro il peronismo di sinistra per 14 punti di scarto.

L’ondata libertaria ha travolto anche diverse province chiave — Córdoba, Mendoza, Santa Fe ed Entre Ríos — oltre alla capitale. In totale, il movimento di Milei passerà da 37 a 101 deputati e da 6 a 20 senatori, un balzo che lo rende il principale polo di potere nel Congresso.

“Dal 10 dicembre avremo il Parlamento più riformista della storia argentina,” ha detto il presidente, invitando i governatori a “costruire insieme un nuovo patto nazionale”.

Trump e il peso della crisi economica

Il voto è arrivato in un contesto economico estremamente fragile. Negli ultimi mesi, l’Argentina ha vissuto una forte svalutazione del peso e un crollo dei bond, mentre la Casa Rosada ha dovuto ricorrere a un salvataggio da 40 miliardi di dollari promesso dal presidente statunitense Donald Trump, metà in linee di credito e metà tramite investimenti privati.

Nonostante le polemiche, l’intervento di Washington ha rafforzato la campagna di Milei, che ha basato gran parte della sua retorica sul rischio di un “ritorno al kirchnerismo”. La paura di un revival peronista, amplificata anche dai media, ha convinto molti elettori indecisi a votare per la destra libertaria.

Crolla il peronismo, si ridisegna il Congresso

Il peronismo ha ottenuto il 31,7% dei voti, il peggior risultato degli ultimi vent’anni. Ha perso in 18 delle 24 province, riuscendo a mantenere 99 deputati ma riducendo i propri senatori da 34 a 28.

La Libertad Avanza, invece, rafforza la propria influenza anche grazie all’alleanza potenziale con il partito PRO dell’ex presidente Mauricio Macri, che con i suoi 24 seggi potrebbe assicurare a Milei una solida base parlamentare.

Il blocco centrista Provincias Unidas, sostenuto da sei governatori come terza via, non è riuscito a imporsi: otto deputati in tutto, insufficienti per incidere in un Congresso sempre più polarizzato.

La strategia del “bene contro il male”

Per molti analisti, la chiave del successo di Milei è stata la sua strategia di polarizzazione. Ha trasformato il voto in uno scontro esistenziale tra “il bene” — incarnato dalla sua rivoluzione libertaria — e “il male”, rappresentato dal kirchnerismo.

“Buona parte della popolazione ha preferito Milei piuttosto che un ritorno del peronismo,” spiega il politologo Juan Negri della Universidad Torcuato Di Tella.
“Il peronismo non ha offerto un progetto alternativo, limitandosi a dire che tutto ciò che fa Milei è sbagliato.”

Rispetto alle elezioni provinciali di settembre, la partecipazione è cresciuta di nove punti, segno che la retorica presidenziale ha mobilitato l’elettorato antiperonista.

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