A causa del conflitto tra Hamas e Israele e per i nuovi timori legati al rischio terrorismo -dopo l’attentato di Bruxelles- undici paesi europei, tra cui l’Italia, hanno notificato alla Commissione il temporaneo ripristino dei controlli alle frontiere con la sospensione della libera circolazione prevista dal trattato di Schengen. Oltre al nostro paese hanno riattivato i controlli anche Austria, Germania, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Francia, Danimarca e Slovenia. “La minaccia terroristica è ancora elevata nell’Ue e potrebbe aumentare. Restiamo sempre vigili” ha invitato la commissaria agli affari interni Johansson evidenziando che siamo di fronte a dei cambiamenti negli schemi d’azione: “Con più attacchi di lupi solitari”.
Giorgia Meloni, sui social, rivendica la scelta di Palazzo Chigi: “La sospensione si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medioriente, per l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”. Il governo, in particolare, ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia. “Ne abbiamo parlato con Lubiana cui abbiamo rinnovato la nostra piena collaborazione sul contrasto ai flussi di migranti illegali” sottolinea la premier. I controlli saranno reintrodotti da sabato 21 ottobre a lunedì 30, con possibilità di ulteriore prolungamento. La sospensione degli accordi di Schengen non è una circostanza rara. Negli anni, vari paesi dell’Unione Europea vi hanno fatto ricorso già 387 volte, per i motivi più diversi. L’Italia, ad esempio, in occasione del G8 dell’Aquila (2009), del G7 di Taormina (2017) e del G20 di Roma (2021).