Rudi García nuovo allenatore del Napoli

Il presidente De Laurentiis ha rotto gli indugi e affidato al tecnico francese la panchina lasciata da Spalletti.

Che fosse una questione più di ore che di giorni, l’aveva fatto capire Aurelio De Laurentiis chiudendo ufficialmente il casting. Qualcuno si era anche spinto ad annunciare l’invio dalla Filmauro allo studio Grassani, tramite mail, di un contratto con “accento” francese. Ai nomi di Galtier e Garcia, tra ieri e oggi, si erano aggiunti quello un po’ da fantamercato di Zidane e del lyonnais Bruno Genesio, entrambi da scartare.

Il primo perché oggettivamente fuori portata per tanti motivi (e più gestore di campioni che tecnico di campo) e il secondo per la troppa poca esperienza a livello internazionale (solo un anno fuori dai patri confini, a Pechino) e appena una Champions sulla panchina dell’Olympique nel 2016-17 chiudendo il girone al terzo posto dietro Juventus e Siviglia. Rimanevano dunque Galtier e Garcia, il 56enne marsigliese impegnato in una trattativa per la buonuscita milionaria dal Psg e l’ex Roma libero dopo gli undici mesi non proprio esaltanti all’Al Nassr ed un rapporto andato via via deteriorandosi con lo spogliatoio in terra saudita. Il fattore tempo ha giocato a favore di Garcia. Tra un mese inizia il ritiro in Trentino, impossibile attendere oltre per avere il sì di Galtier ammesso che fosse davvero il preferito, ma che legittimamente vuole chiudere bene -leggasi, moneta- la sua avventura parigina.

Sarà dunque Rudy da Nemours, 59 anni, origini andaluse, il nuovo allenatore del Napoli. Ha firmato un biennale con opzione per il terzo anno, un classico tra i prestampati di Chiavelli, stipendio da tre milioni netti all’anno più uno di bonus legato ai risultati.

Nella nota che ha accompagnato l’annuncio, il presidente ha parlato di scelta maturata “dopo averlo conosciuto e frequentato negli ultimi dieci giorni”.

Confermate le voci che davano per molto buona l’impressione destata al patron durante i faccia a faccia esplorativi. Gioca preferibilmente con il 4-3-3 (anche se non disdegna un trequartista come terzo d’attacco), considera il possesso palla un mezzo e non il fine dell’azione d’attacco, ritiene che la fase difensiva inizi dalle punte e soprattutto crede nell’unione del gruppo come valore imprescindibile per il raggiungimento di traguardi superando i propri limiti. Tutti argomenti che avranno fatto breccia in DeLa.

E come se non bastasse c’è anche il fil rouge che lo lega a Spalletti. Nel 2016, al suo terzo anno alla Roma dopo due secondi posti di fila, Garcia fu esonerato e sostituito proprio da Luciano. Ora la storia si ripete, più o meno, a parti invertite: Spalletti ha chiuso un campionato stravincendolo e mostrando, per almeno tre quarti di stagione, un gioco bello e produttivo. Garcia raccoglie un’eredità pesante, ma la voglia di rigettarsi nella mischia -dopo cinque stagioni a galleggiare tra Marsiglia e Lione e il breve esilio arabo- sicuramente può aiutarlo. Stavolta però non c’è una chiesa da rimettere al centro del villaggio, come ebbe a dire nel settembre 2013 al termine di un derby vinto (2-0) sulla Lazio, ma uno scudetto da onorare. E Garcia pare averlo già capito: “Sposo con piacere il progetto del Napoli. Sono motivato e ambizioso come non mai per continuare a portare in alto i colori dei Campioni d’Italia” le sue prime parole.

le ultime news