Giorgia: “A Sanremo ho pianto per la prima volta in 30 anni”

La cantante racconta le emozioni vissute al Festival e presenta il nuovo album "G".

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, Giorgia apre il cuore e parla del suo nuovo album “G”, della rinascita artistica e dei momenti più intimi della sua carriera. Un dialogo sincero, pieno di ironia e consapevolezza, che accompagna l’uscita del disco — in arrivo il 7 novembre — dopo un periodo di grande visibilità tra Sanremo, X Factor e nuovi progetti musicali.

“G come Giorgia, ma anche come Gaber”

Il titolo del nuovo album ha più di un significato. “G è la mia lettera, mi chiamano tutti così. Ma è anche il numero 7, simbolo dell’unione tra terra e cielo. È un disco che mette insieme la mia musica di ieri e quella di oggi”. Un lavoro che rappresenta un ponte tra le origini e una nuova fase, costruito con autori giovani e un approccio più corale: “Ho imparato ad affidarmi agli altri. Come dice Mina, scegliere una canzone e farla tua è come scriverla”.

Le lacrime all’Ariston

Tornata sul palco di Sanremo nel 2024 con “La cura per me”, Giorgia ha vissuto uno dei momenti più intensi della sua carriera: “Quando ho sentito i buu del pubblico alla classifica, è stato come una secchiata d’acqua gelata. Ho pianto per la prima volta in trent’anni. Mi ha fatto capire che ero viva, che la gente c’era ancora”.

Paure e rimpianti

Nel brano “Odio corrisposto” canta “Cosa mi aspetto dalla vita alla mia età”, ma confessa di non farsi troppe illusioni: “Non mi aspetto nulla, è il modo migliore per non restare delusa. Ho rifiutato cose bellissime solo perché avevo paura di volare. Ho detto di no anche a Michael Bublé per rigidità e insicurezze musicali”.

“Non è femminismo insultare”

Giorgia non si sottrae ai temi sociali: “Il femminismo di oggi è diverso da quello di mia madre. L’indipendenza si costruisce con la cultura e la gentilezza, non con l’aggressività. Insultare non è femminismo”.

Tra sensualità e leggerezza

L’artista riflette anche sul tempo che passa e sulla propria immagine: “A volte penso che rifarei tutto, ma solo vivendolo con più leggerezza. Ho un’anima malinconica, ma cerco sempre la battuta. È un’eredità di famiglia: i miei genitori hanno affrontato tutto col sorriso”.

E, con la sua solita ironia, chiude con una frase che è già un’epigrafe perfetta: “La rubo a Califano: non escludo il ritorno. Anche se, ai tempi del liceo, volevo fosse non crematemi, nutellatemi”.

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