Le indagini sul clamoroso furto dei gioielli della Corona al Louvre si infittiscono. Dopo l’arresto di due uomini che hanno parzialmente confessato, altri cinque sospetti sono stati fermati mercoledì 29 ottobre nella regione parigina. Ma del bottino, valutato oltre 88 milioni di euro, nessuna traccia: i preziosi sembrano essersi dissolti nel nulla.
Le confessioni e la nuova ondata di arresti
Due dei presunti responsabili – un fattorino algerino di 34 anni e un ex tassista francese di 39 – erano già stati catturati nei giorni scorsi grazie a prove biologiche rinvenute sul luogo del furto. Entrambi avrebbero ammesso un coinvolgimento parziale, aprendo uno spiraglio investigativo poi allargato con i nuovi fermi.
Tra i cinque arrestati di mercoledì figurerebbe anche l’uomo che avrebbe guidato il camion montacarichi utilizzato per introdurre la banda nel museo. Secondo gli inquirenti, dietro il colpo ci sarebbe un commando composto da almeno quattro persone, forse legato a una rete criminale più ampia e specializzata in furti d’arte di alto profilo.
La procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, ha mantenuto il massimo riserbo sulle indagini, sottolineando però che «i gioielli sono invendibili: chi li detiene, li restituisca». Nessuna prova, al momento, indicherebbe la presenza di complici interni al museo.
Un bottino invisibile
Dopo quasi due settimane, il mistero resta irrisolto. I gioielli della Corona – simboli di potere e splendore, appartenuti all’Impero francese – non sono mai riapparsi. Gli esperti sostengono che sia impossibile piazzarli sul mercato: troppo celebri, troppo riconoscibili. L’ipotesi più accreditata è che siano nascosti in qualche rifugio sicuro nei sobborghi di Parigi, forse in attesa di essere smontati o fusi.
L’unico elemento recuperato, la tiara dell’imperatrice Eugenia, è in restauro dopo i danni subiti. Un frammento di memoria e di gloria in un caso che ha il sapore di un thriller internazionale.
Parigi tra stupore e inquietudine
Nella capitale francese si respira un misto di incredulità e fascinazione. Il Louvre, tempio della cultura mondiale, violato da un gruppo di ladri comuni: un episodio che ha colpito l’immaginario collettivo come un colpo di scena da romanzo.
Ogni nuovo arresto sembra avvicinare la verità, ma il cuore del mistero rimane intatto: dove sono finiti i gioielli? E, soprattutto, perché rubare ciò che non può essere venduto?
Forse, come nei migliori racconti noir, il furto del Louvre è stato un atto di sfida e vanità, più che di profitto. Un gesto estremo di chi ha voluto confrontarsi con l’impossibile — e ora rischia di restarne prigioniero.
