La partita tra Villarreal e Barcellona che si sarebbe dovuta disputare a Miami è stata annullata. La decisione arriva dopo polemiche, proteste e diversi ricorsi. Secondo alcune fonti, anche i giocatori hanno manifestato il loro dissenso restando immobili per 15 secondi dopo il fischio d’inizio in una delle ultime partite. Il presidente della Liga, Javier Tebas, era stato uno dei principali sostenitori dell’idea di portare il campionato spagnolo negli Stati Uniti.
Le reazioni di Javier Tebas
Javier Tebas ha commentato la cancellazione della partita con un post su X. “Si tratta di un’occasione persa per il calcio spagnolo”, ha scritto il presidente della Liga. Tebas ha criticato chi, secondo lui, “ha passato anni a fare pressione sugli arbitri, a costruire narrazioni distorte o a usare la pressione politica e mediatica come strumento sportivo”. Ha poi definito la scelta di annullare la partita come il risultato di una “visione chiusa e provinciale”. Tebas ha aggiunto: “Le vere tradizioni del calcio europeo sono minacciate dalle decisioni delle istituzioni che lo governano, che anno dopo anno distruggono i campionati nazionali”.
Le motivazioni della Liga
Secondo Tebas, la Liga continuerà a lavorare “con rigore e convinzione, per mantenere competitivo il calcio spagnolo, opponendosi a coloro che cercano di distruggerlo”. Il presidente ha sottolineato che “l’integrità della competizione” viene spesso invocata da chi, a suo dire, mette in discussione la stessa integrità con pressioni di vario tipo. Tebas ha scritto: “Il calcio spagnolo ha perso l’opportunità di progredire, di rafforzare il proprio futuro”. Ha poi criticato “l’ingenuità e la passività dei leader europei che non riescono a distinguere l’insignificante dall’essenziale”.
Le accuse alle istituzioni
Tebas ha concluso il suo intervento affermando che “la difesa della tradizione viene invocata da menti ristrette e provinciali, mentre le vere tradizioni del calcio europeo sono minacciate dalle decisioni delle istituzioni di governo, che anno dopo anno distruggono i campionati nazionali, il vero motore dell’industria calcistica in Europa”.
