Il mondo della fotografia piange la scomparsa di Sebastião Salgado, deceduto a 81 anni a Parigi. Nato nel 1944 ad Aimorés, Brasile, Salgado ha dedicato la sua vita a documentare le condizioni umane attraverso potenti immagini in bianco e nero. La sua morte è stata annunciata dall’Instituto Terra, l’organizzazione ambientalista che aveva co-fondato con la moglie Lélia Wanick Salgado.
Dall’economia alla fotografia: un percorso di vita
Dopo aver conseguito una laurea in economia e un dottorato a Parigi, Salgado ha lavorato come economista per l’Organizzazione Internazionale del Caffè. Durante una missione in Africa, ha scoperto la passione per la fotografia, decidendo di abbandonare la carriera economica per dedicarsi completamente al fotogiornalismo. Nel 1973 ha iniziato a collaborare con l’agenzia Sygma, documentando eventi come la rivoluzione dei garofani in Portogallo e le guerre coloniali in Angola e Mozambico. Nel 1979 è entrato a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos, consolidando la sua reputazione internazionale.
Opere e riconoscimenti internazionali
Salgado è noto per progetti fotografici di ampio respiro, tra cui “La mano dell’uomo” (1993), un affresco sul lavoro manuale nel mondo, e “In cammino” (2000), dedicato alle migrazioni umane. Nel 1994 ha lasciato Magnum per fondare, insieme alla moglie, Amazonas Images, una struttura autonoma dedicata al suo lavoro. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Príncipe de Asturias delle Arti nel 1998 e il Premio Internazionale per la Pace degli Editori Tedeschi nel 2019.
Impegno ambientale e sociale
Oltre alla fotografia, Salgado si è distinto per il suo impegno ambientale. Negli anni ’90, insieme alla moglie Lélia, ha avviato un progetto di riforestazione in Brasile, trasformando 17.000 acri di terra degradata in una riserva naturale e fondando l’Instituto Terra nel 1998. L’organizzazione si dedica alla riforestazione, conservazione e educazione ambientale. Salgado ha anche documentato la vita di comunità indigene e la fragilità dell’Amazzonia, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere l’ambiente.