Nell’ultima puntata di Stasera che serie Lucilla ha avuto il grande onore di fare due chiacchiere con il maestro Pupi Avati che è venuto a presentarci il suo ultimo film L’orto americano, uscito lo scorso 6 marzo.
Oggi su Radio Kiss Kiss c’è Pupi Avati. Buongiorno!
Buongiorno a voi!
Che bello averti qui Pupi. Non sai quanto vorrei averti qui in presenza. Nel frattempo, dobbiamo ricordare ai nostri ascoltatori che il 6 marzo è uscito il tuo ultimo film L’orto americano. Raccontaci un po’ la storia di questo film.
La storia di questo film è la storia di un grandissimo amore come nella vita capita a molte persone. Poi magari c’è chi ne hanno avuti anche altri, ma quello è l’amore della vita di un ragazzo con dei problemi psichiatrici, ricoverato in passato per disturbi in quanto si rivolgeva alle foto dei defunti. L’unica consolazione che ha un ragazzo molto solo è di parlare con i propri morti e a loro chiede di incontrare la donna della sua vita. Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale a Bologna e il primo giorno in cui va dal barbiere, dopo anni in cui i capelli glieli tagliava la madre, incontra una hostess americana. Vede in lei la donna della sua vita e da qui si dipana la storia di una ricerca di questa ragazza che riserva una serie di tensioni sempre più drammatiche e thriller. Quindi la ricerca della ragazza trascinerà il protagonista del film, interpretato da Filippo Scotti, in una parte desolata dell’Iowa negli Stati Uniti. Poi la cercherà anche in Italia e scoprirà delle cose che non posso anticipare e che hanno a che fare con il genere gotico che ho praticato in passato.
Infatti questa sarebbe stata la mia prossima domanda. L’horror gotico e un po’ cupo lo ritroviamo spesso nella tua carriera. Come mai ti affascina così tanto?
Perché mi riporta alla mia infanzia. I racconti di paura e le favole contadine. Io che sono una persona anziana ho avuto il privilegio di averle ascoltate dalle mie nonne durante lo sfollamento, quando siamo scappati da Bologna per sfuggire ai bombardamenti. In queste case di campagna ci aspettavano delle notti insonni con queste favole contadine. Oltre a questo, anche il tipo di religiosità preconciliare nella quale i preti dai pulpiti parlavano di inferno e delle punizioni eterne. Era un mondo meraviglioso perché lo sapevo apprezzare ed ero uno di quelli che godevano molto ad essere spaventati. La mia interiorità autentica è ancora quella del ragazzino che ascoltava quelle favole, volendo che non finissero mai.
Se dovessi chiederli qual è la cosa che oggi fa più paura a te nella vita privata, cosa mi risponderesti?
L’intelligenza Artificiale. Perché ho visto delle persone con un livello di creatività molto basso riuscire a fare, attraverso delle applicazioni, delle cose fantastiche.
Sono d’accordo perché è il completo svilimento del talento delle persone che poi porterà a non voler più brillare, pensando che c’è sempre qualcuno pronto a scavalcare gli altri…
Infatti. Acquisiscono una preparazione minima, scoprendo come funzionano le applicazioni e basta.
Io non vedevo l’ora di intervistarti perché volevo dirti una cosa. Antonio, il mio compagno, mi ha fatto vedere una serie che tu hai scritto e mi ha fatto un regalo perché non la conoscevo. Questa serie si chiama Voci notturne e tu l’hai scritta nel 1995. È una serie pazzesca e invito gli ascoltatori a recuperarla su Raiplay.
Sono contento che tu la rammenti perché c’è anche una piccola cerchia di appassionati e club. La serie l’ho scritta soltanto ed è stata diretta da Fabrizio Laurenti. Era una serie fortemente innovativa, soprattutto se la vai a collocare nel 1995. Il genere fanta-storia mescola la storia del passato con il presente. È abbastanza inquietante, con una suspence notevole, specialmente se pensiamo alla televisione di allora.
A questo punto ti faccio il domandone che rivolgo a tutti i miei ospiti. Se dovessi scegliere tre serie tv o tre film più belli di sempre da consigliare agli ascoltatori di Radio Kiss Kiss, quali sarebbero?
Una delle pochissime serie che ho visto e che mi colpì fortemente fu True Detective. Poi un’altra che mi piacque era Heimat, anche quella mi ha colpito molto. Invece come film della mia vita c’è sempre il solito titolo che ha fatto si che abbia deciso di fare cinema perché quel film cambiò la vita non solo a me, ma anche a molti colleghi in America. Il film era 8½, il quale ha cambiato la vita di un’infinità di persone che hanno deciso di fare cinema dopo averlo visto. Anche io negli anni Sessanta vidi quel film e decisi di fare qualsiasi cosa per arrivare a lavorare nel cinema.
Pupi grazie. Spero di poterti incontrare nei nostri studi molto presto. Nel frattempo, il consiglio che diamo è di andare al cinema a vedere il tuo ultimo film L’orto americano.
Grazie a voi. Arrivederci!